Mappa Spazio Libero

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Qui trovate la mappa e il percorso dettagliato della mostra. Vi invitiamo a scoprirla a piedi o in bicicletta attraverso un percorso lento per riconoscerci e ripensare un mondo nuovamente abitabile.

 

 

Il percorso e i progetti

  • Il percorso prende il via dai Chiostri di San Domenico, vetrina reggiana della creatività under 35 e luogo dell’annuale appuntamento con la mostra collettiva Giovane Fotografia Italiana. È su via Dante Alighieri che trova posto I miei sogni non rimangono a casa, la prima parte della grande installazione Spazio Libero, dedicata alle visioni di Luca Marianaccio, uno dei protagonisti dell’edizione 2019 di GFI, che per l’occasione ha riflettuto sul ruolo che le immagini rivestono nella narrazione di una personale condizione ipocondriaca che trova nello spazio onirico nuove prospettive e immaginari.
  • La seconda zona ampiamente interessata dal progetto è quella di viale Matteotti, che costeggia il Mirabello e diventa sede dei lavori di Emanuele Camerini, che con l’intimo e poetico progetto Nel vento restituisce le sensazioni e le attese del tempo sospeso della quarantena visto dagli occhi del figlio Zeno. Nella stessa area Irene Fenara, artista bolognese che lavora sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza, offre alla città Extraordinary Appearances, una serie di scatti sugli spazi di cui il regno animale si è riappropriato durante il lockdown.
  • Tornando sulla circonvallazione si incontra il progetto Waithood di Domenico Camarda, una riflessione visiva su quella fase della vita che scorre in sospeso tra l’adolescenza e l’età adulta, permeata di incertezza e attese e che porta a una spasmodica ricerca di stabilità. Continuando a percorrere l’anello che cinge il centro storico ci si imbatte in Don’t have much to say today, il progetto di Lorenza Demata che occupa la zona di viale Timavo e Piazzale Fiume, con una serie di scatti realizzati durante la quarantena mostrando quei paesaggi domestici che insieme alla lentezza delle giornate spingono a una riconnessone intima con sé stessi e col tempo, percependosi in relazione con l’esterno.
  • Protagonista dell’edizione 2018 di Giovane fotografia italiana, il fotografo torinese Tomaso Clavarinoaccompagna il visitatore nel tratto di circonvallazione fino all’incrocio con via Guasco con il progetto Quarantine Ballad, una ballata campestre prodotto delle settimane di lockdown vissute nel tempo sospeso del Basso Monferrato. Il progetto è stato pubblicato recentemente sulle pagine del “Washington Post”.
  • La seconda deviazione del percorso porta il visitatore sul Lungocrostolo, nel tratto di via Verdi che è destinato ad accogliere l’installazione di Luca Massaro, giovane reggiano che partecipò all’edizione 2016 di Giovane Fotografia Italiana e che in questa sede presenta 5 Billboard, Reggio Emilia, una ricerca site specific concentrata sullo spazio invisibile che separa una fotografia dalla sua didascalia e le immagini dalle parole.
  • Il percorso di Spazio libero prosegue, tornando sulla circonvallazione, con gli scatti di Martina Zanin che porta sulle strade di Reggio Emilia Take care, una riflessione sul legame tra uomo e natura in cui la bellezza diventa progressivamente provocazione.
  • In prossimità della Caserma Zucchi trovano posto le visioni di Marina Caneve, premio per la Giovane Fotografia Italiana 2018, che attraverso il progetto The Shape of Water Vanishes in Water crea un parallelo tra questo momento storico e la fase dell’adolescenza intesa come momento della ricerca emotiva di un equilibrio con gli altri e col mondo. La stessa zona ospita i lavori di Iacopo Pasqui, vincitore dell’edizione 2019 dello stesso premio, che partecipa con una selezione di immagini intime e forti che ha come titolo una poesia ispirata dai giorni della quarantena “Io comunque voglio lo stesso l’estate / e noi felici che ci fotografiamo sulla spiaggia / come il giorno del tuo compleanno”.
  • Chiude il percorso ad anello che torna al punto di partenza attraverso viale Piave il progetto What colour are your eyes? firmato dal collettivo romano Vaste Programme, che parla di identità e identificazione, sia in modo intimo che in un senso più ampiamente politico.

Nel cuore del centro storico c’è infine uno spazio in cui tutti i progetti si incontrano e dialogano tra loro, un concentrato delle visioni che è possibile incontrare percorrendo la mostra: il voltone di via della Croce Bianca, un piccolo gioiello centralissimo e intimo, come il cuore pulsante dell’intera operazione.

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