Ermanno Cavazzoni _ Stare a casa

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di Ermanno Cavazzoni

La società migliore sarebbe la società in cui nessuno esce di casa: non si diffonderebbero virus, non ci sarebbe inquinamento atmosferico o acustico, non ci sarebbero ingorghi stradali, né si dovrebbero costruire autostrade coi relativi ponti autostradali che crollano; le vie delle città potrebbero a poco a poco dissestarsi e lasciare crescere naturalmente cespugli selvatici e alberi, con beneficio per la respirazione e la produzione di ossigeno.
Ma anche le auto sarebbero inutili; ci sarebbe un servizio a domicilio degli alimenti fondamentali, una volta al mese, l’acqua del servizio idrico, il gas e l’elettricità come già adesso. E il cittadino ideale se ne starebbe seduto su una poltrona anatomica con un video telefonino a grande schermo davanti. Ogni tanto si alzerebbe per andare di corpo, e tutti gli scarichi sarebbero convogliati in un grande sistema automatico per la concimazione dei campi.
I maggiori problemi di oggi, se nessuno uscisse di casa, sarebbero risolti, anche le guerre, perché atrofizzandosi i muscoli, ci si lamenterebbe al massimo dell’inquilino del piano di sopra se fa cadere ogni tanto qualcosa sul pavimento disturbando la quiete assoluta; ma sono conflitti che si risolvono subito per via telematica. E pure la sovrappopolazione sarebbe evitata, perché non uscendo di casa gli incontri con l’altro sesso sarebbero rari, per lo più da finestra a finestra, con problemi insuperabili di fecondazione.
Solo ogni tanto, come prova suprema di intenso e incontenibile amore, il dono di una provetta col seme, lanciata in un pacchettino coi cuoricini e il fiocco dorato nella finestra della dirimpettaia, se per caso gradisce, ma con scarsa probabilità di riuscire fecondo. Ma anche nel caso di un passaggio dalla propria casa a quella di fronte, con conseguente coabitazione, il tono muscolare ridotto limiterebbe a poco e niente i congiungimenti. Chi si sobbarcherebbe questa fatica quando anche il piacere potrebbe arrivare per via telematica? Con ologrammi meravigliosi, le più belle attrici e i più begli attori lì presenti come fossero veri, o in alternativa bambole semoventi recapitate a domicilio dal servizio ministeriale di soddisfazione sessuale.
Quando nessuno uscirà di casa il pianeta sarà più tranquillo, ce ne staremo come larve, però sempre connesse. Con un cavetto su per il culo proveremmo anche le emozioni più eteree e romantiche, il profumo di primavera, che ci arriverà da un sito specializzato nelle quattro stagioni; oppure il fervore religioso che il cavetto ci dispenserà con leggere scariche che dal retto saliranno lungo il midollo spinale alle zone arcaiche dell’encefalo, gettandoci proni in ginocchio, folgorati dalla rivelazione e da un canto di angeli.
E le specie animali a rischio non si estingueranno, perché quando non ci sia più l’uomo in giro, potranno proliferare anche negli agglomerati urbani tornati boschivi: l’orso marsicano, l’asino selvatico, il pipistrello frugifago, il rinoceronte nero, la volpe volante, il tapiro della Guadalupa, nonché il picchio imperiale, il coccodrillo siamese, il rospo dorato, il rospo del Wyoming e il gambero di fiume; che scorrazzeranno liberi e prolifici dove prima c’era l’asfalto o i percorsi pedonali.
Ci vorrà qualcuno per la piccola manutenzione edilizia? No, ciascuno via internet verrà istruito minutamente per i lavori di muratura, per le riparazioni idrauliche eccetera; il cemento, i tubi, le guarnizioni verranno inviate assieme al cibo e si praticherà un fai-da-te teleguidato, in modo che nessuno entri o esca da casa.
Resta il problema grave dei terremoti, delle inondazioni, dei cataclismi orogenetici con subduzione delle placche continentali che possono spingere le abitazioni in alto formando di sotto montagne in crescita. A questo problema non c’è rimedio, come pure alle eruzioni vulcaniche che spingeranno inevitabilmente gli umani a fuggire di casa e ad appestare di conseguenza il pianeta.
Ma il ministero avrà già pronto un proclama che vieterà l’uscita anche in caso di attività vulcanica con fuoriuscita di magma e gas tossici: tenere chiuse le finestre fin che si può, respirare il meno possibile, non uscire per nessun motivo, lasciare che l’abitazione sia trasportata dal fiume di lava in luogo più idoneo; nel caso l’abitazione si liquefaccia con tutto ciò che c’è dentro è da considerarsi una variante del piano regolatore comunale approvato dagli uffici competenti.
Un’ultima notazione. Si auspica che in prospettiva la specie umana, per rimediare ai danni apportati al pianeta, prenda a modello le abitudini del tarlo; che si scavi cioè un buco in un substrato di legno, o più agevolmente usufruisca di un albero cavo entro cui rintanarsi, e lì compia tutto il ciclo vitale coi movimenti e le uscite ridotte al minimo. Su tempi lunghi si auspica che l’uomo eroda il legno e se ne cibi, rendendo superflua ogni uscita dall’albero, finché non sia consumato del tutto e si imponga la necessità del trasloco in un altro albero cavo. La fecondazione può avvenire durante questi rari e occasionali trasferimenti.
E ulteriormente auspicabile sarà il ritorno dell’uomo in mare, con il recupero della respirazione subacquea e della vita oceanica sottomarina, finché si trasformerà in eucariote a riproduzione asessuata, come i lieviti; e poi in procariote unicellulare sul modello degli archeobatteri e dei cianobatteri, venendo alla fine riassorbito dal pianeta come suo errore e riportato alla originaria natura minerale tra i minerali, tutt’al più in forma cristallina a ottaedro o esaedro o cubica semplice; se il pianeta non deciderà di ridurre l’uomo a semplice minerale amorfo come il vetro o l’eruttato vulcanico, per i suoi comprovati e già ampiamente deprecati demeriti.

 

Ermanno Cavazzoni è nato a Reggio Emilia il 3 luglio 1947 e vive a Bologna, dove ha insegnato all’Università. Autore di racconti e romanzi, ha collaborato con Federico Fellini al soggetto e alla sceneggiatura del suo film La voce della luna, ispirato al suo romanzo Il poema dei lunatici del 1987. Membro di OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale), con Gianni Celati, Daniele Benati , Stefano Bennie è stato ideatore della rivista Il semplice (1995 – 1997) e ancora con Celati e Walter Pedullà de Il Caffè illustrato (dal 2001).
Protagoniste della sua narrativa sono figure eccentriche, stralunate e marginali che ben rappresentano l’esistenza umana in un’ottica visionaria, ironica e irriverente. Tra le sue numerose opere, Le tentazioni di Girolamo (1991), Vite brevi di idioti (1997), Gli scrittori inutili (2002), Morti fortunati (2002), Storia naturale dei giganti (2007), Il limbo delle fantasticazioni (2009), Guida agli animali fantastici (2011), La valle dei ladri (2014), Il pensatore solitario (2015), Gli eremiti del deserto (2016), La galassia dei dementi (2018), Storie vere e verissime (2019).
Nel corso degli anni ha collaborato anche con musicisti , come autore dei testi di “Galleria San Francesco”, di Tristan Honsinger e del libretto per l’opera “Esame di mezzanotte” di Lucia Ronchetti, e ha scritto testi teatrali, per trasmissioni radio e film: oltre che alle sceneggiature di La voce della luna e del documentario La vita come viaggio aziendale del 2006, ha partecipato al film collettivo Formato ridotto con un corto dal titolo Il mare d’inverno e ha realizzato, nel 2014, Vacanze al mare, una stravagante storia delle ferie estive degli italiani. Vincitore di premi letterari, occupa una posizione di rilievo tra gli autori più originali della narrativa italiana contemporanea.

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