Relazioni vitali

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Relazioni vitali

di Silvia Chicchi
Responsabile sezione naturalistica dei Musei civici di Reggio Emilia

“A qualsiasi livello, dal microscopico al macroscopico, sono le comunità, intese come relazioni tra i viventi, che permettono l’esistenza della vita”
S. Mancuso

La vita sulla terra è relazione. Ogni vivente, vegetale o animale, dai batteri agli alberi, dai coralli alle balene, è parte di una rete, grazie alla quale dall’energia del sole e dai semplici elementi chimici che costituiscono aria, acqua e roccia, può prendere origine l’immensa varietà delle forme di vita, strettamente interdipendenti e interconnesse le une dalle altre.
In questa rete si sviluppano i grandi cicli biogeochimici, del carbonio, dell’azoto, del fosforo, le catene alimentari, i rapporti tra regno vegetale e regno animale, prede e predatori e decompositori, organismi della stessa specie e quelli di specie differenti. Ogni elemento è fondamentale per l’esistenza e la sopravvivenza degli altri.
Tra le varie forme di relazione, la simbiosi (dal greco σύν, insieme, e βίωσις “vivere”) definisce un legame particolare, molto stretto, che si traduce in una effettiva condivisione della vita tra differenti organismi.

In alcuni casi il rapporto è obbligato: gli organismi dipendono l’uno dall’altro, e la loro sopravvivenza è fortemente condizionata dalla loro unione: i licheni sono organismi simbionti formati dall’unione di un’alga e un fungo. Le ife del fungo avvolgono l’alga, l’alga fornisce i nutrienti ottenuti con la fotosintesi, il fungo procura acqua e minerali e protegge dall’essiccamento. La cessazione della vita simbiotica condurrebbe alla morte di entrambi. La cooperazione stretta permette in sostanza la creazione di un nuovo “super-organismo”. Questa strategia rende i licheni particolarmente adatti a vivere e riprodursi anche in ambienti estremi, dove la singola alga o il singolo fungo non potrebbero mai sopravvivere, e di colonizzare i substrati più inospitali, come la nuda roccia, i mattoni, le lapidi, l’asfalto, il cemento, persino il vetro. I licheni furono probabilmente una delle prime forme di vita ad occupare le superfici emerse della Terra. Possono seccare completamente senza subire dei danni e sopportano variazioni enormi di temperatura. Sono in grado di sopravvivere in tutte le regioni climatiche della terra in luoghi dove altri vegetali non possono attecchire, come in alta montagna nelle regioni artiche, dove alcune specie possono vivere oltre i 3000 anni.

Sono anche veri ‘laboratori chimici’: in natura si conoscono circa 600 tipi di sostanze diverse prodotte dai licheni, e 540 di queste nessun altro essere vivente è capace di sintetizzarle. Per le loro proprietà sono utilizzati, fin dall’antichità, come coloranti, nella cosmesi, nella medicina tradizionale e costituiscono una fonte, ancora in gran parte inesplorata, di nuove molecole per scopi farmaceutici. Nel solo lichene d’Islanda, tra i più noti, si trovano acido folico, vitamine del gruppo B, polisaccaridi, mucillagini, e numerose altre sostanze. Un vero serbatoio di grande interesse farmaceutico che consente una una gamma di applicazioni estesa, dalla stimolazione delle funzioni digestive, ai benefici effetti nei confronti di tosse, mal di gola, asma, dall’alleviare le infiammazioni che interessano l’intestino agli impieghi dermatologici, come rimedio per le ustioni. Il lichene d’Islanda compare nella formulazione di cosmetici contro l’acne, detergenti, saponi e dentifrici, in questi ultimi per la capacità molto apprezzata di contribuire a rendere i denti più bianchi e l’alito fresco.

La simbiosi che permette la vita del lichene è quindi collaborazione vincente, ma purtroppo particolarmente sensibile alle alterazioni ambientali: l’inquinamento seleziona pesantemente il numero di specie in grado di sopravvivere in un determinato ambiente. Questo ci fornisce un ulteriore servizio: i licheni sono ottimi bioindicatori e vengono attualmente utilizzati nel monitoraggio della qualità dell’aria: mappando la biodiversità delle specie presenti in un’area specifica, si ottiene un indice che permette di valutare il grado di inquinamento.

Se nei licheni la simbiosi è obbligata, nella maggior parte dei casi gli organismi simbionti possono vivere insieme, ma sono comunque in grado di condurre vita indipendente. Quando il vantaggio è reciproco, in termini biologici, si parla di mutualismo. L’aiuto vicendevole è una strategia che dà ottimi risultati ed è il tipo di collaborazione in assoluto più diffuso tra tutte le componenti del regno vivente, animale e vegetale, a livello macroscopico e microscopico, con una grande varietà, fantasia e ricchezza di forme di collaborazione possibili. A livello di microrganismi, un esempio ci tocca da vicino: la flora batterica che prolifica nel nostro intestino, trova vantaggio in questo habitat, e favorisce con la sua attività l’equilibrio intestinale.

Nel parassitismo, viceversa, un organismo trae vantaggio a spese dell’altro: il parassita può vivere solo se relazionato con un “ospite”, che non solo non riceve alcun vantaggio, ma ne risulta danneggiato. Anche in questo caso, non mancano esempi in relazione all’uomo: i virus (ahimè) e batteri che ci infettano, ma anche pidocchi, pulci, zecche. In alcune situazioni c’è chi trae beneficio personale dalla relazione, ma in modo ‘discreto’, senza danneggiare il partner (commensalismo/ inquilinismo), in altre chi danneggia ‘gratuitamente’, senza averne vantaggio, come una grande pianta che fa ombra ad una più piccola (amensalismo).

Se l’ espressione “vivere in simbiosi” è entrata nel linguaggio comune ad indicare un forte legame tra due persone nella connotazione mutualistica, in cui entrambe le parti traggono dallo stare assieme benefici e vantaggi, a ben guardare tutte le forme di simbiosi sono presenti e praticate nell’insieme delle relazioni umane…

Esiste una teoria detta endosimbiontica secondo la quale tutti gli organismi eucarioti (piante, animali, protisti e funghi), avrebbero potuto evolversi a partire da lontani intrecci di relazioni tra i più primitivi organismi procarioti. Forme di simbiosi tra questi avrebbero condotto alla creazione di forme di vita sempre più complesse, fino al raggiungimento di una unione permanente in cui nessuno tra i partner avrebbe potuto sottrarsi all’altro e alla creazione di nuove specie. Come è stato sottolineato, “la vita non colonizzò il mondo attraverso il combattimento, ma per mezzo dell’interconnessione” (L. Margulis -D. Sagan,1986).

Approfondimenti sui licheni:

miti e verita sui licheni
www.piemonteparchi.it
www.viverelamontagna.ch

e sulla simbiosi:
www.biopills.net/simbiosi



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