JR_INSIDE OUT

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di Maria Montanari
Musei Civici di Reggio Emilia

Nell’estate del 2014 il Comune di Reggio Emilia entra a far parte di un progetto di arte partecipata presentato dal fotografo e urban artist francese JR nel 2011 e, da allora, portato avanti in tantissimi paesi del mondo. Un esperimento di impegno civile attraverso l’arte, rendendo ciascuno autore e protagonista con il proprio ritratto e quello di tanti altri cittadini, anonimi, ma portatori di storie da condividere e urlare attraverso il proprio volto, per cambiare insieme il mondo.
Dal 2004 JR porta avanti il suo impegno artistico nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso alcune tematiche sociali e politiche particolarmente delicate, narrandole con uno sguardo nuovo, attraverso gli occhi degli stessi protagonisti.
Il suo impegno parte dalle banlieue parigine cuore di tensioni sociali. Tra il 2004 e il 2006 realizza il progetto Portrait of a generation, con la sensibilità e gli strumenti propri dell’artista, ha dato voce, o meglio immagine, agli abitanti di Montfermeil, fotografando i loro volti con un obiettivo da 28 mm che costringe ad una distanza estremamente ravvicinata con il soggetto. I ritratti ottenuti sono stati stampati in gigantografia e affissi alle pareti di edifici abbandonati, per le strade di Parigi, imponendosi allo sguardo di passanti e politici. La storia di quel degrado, ma anche della forza dei suoi abitanti, l’ha poi tradotta nel 2014 in un balletto Le Bosquets, grazie alla collaborazione con il New York City Ballet e infine in un film presentato nel 2015 al Tribeca Film Festival.
Nel 2007 dà vita alla più imponente ed illegale mostra a cielo aperto allestita sui muri di otto città del Medio Oriente tra cui Jericho, Tel-Aviv, Gerusalemme, Betlemme e infine sul muro che separa la Palestina da Israele; la mostra è costituita dai ritratti di 41 volontari tra israeliani e palestinesi che fanno lo stesso mestiere, stampati in gigantografie e attaccati in esterno.
Nel 2008 inizia il suo lavoro sulle donne, principali vittime di guerra, di fanatismo politico e religioso, di stupro e criminalità, e dà vita al progetto Woman are heroes. Gli occhi di migliaia di donne vengono immortalati e affissi sui tetti delle favelas di Rio de Janeiro, di Nairobi, in Sierra Leone.
Partendo proprio da questa esperienza, nel 2009 apre a Morro da Providência, prima favela del Brasile, Casa Amarela, centro cultuale volto ad offrire a bambini ed adulti esperienze culturali e creative legate all’arte, al teatro, alla danza e ad ogni arte performativa.

Nel 2017, a conclusione di un lavoro installato a Tecate lungo il muro di cinta che separa il Messico dagli Stati Uniti, organizza un pic-nic che coinvolge migliaia di persone sia messicane che statunitensi invitate a consumare un pasto insieme, annullando così le distanze materiali create dalla politica.
La sua ultima ricerca è dedicata alla condizione dei carcerati. Nel 2019 si reca nel carcere di massima sicurezza di Tehachapi, nella Calofornia meridionale, dove lavora a stretto contatto con i detenuti. Le loro immagini e quelle del personale che opera nella struttura compongono un enorme murales allestito sul tetto dell’istituto penitenziale, annullandone completamente la matericità; ritratti di grande umanità, spontanei, immediati, che si appellano ad un possibile perdono, ad una seconda occasione di rinascita, molto spesso non contemplata dalla sentenza di legge.
Da oltre quindici anni il lavoro di JR contempla solo volti anonimi, immortalati in scatti immediati ed esposti fuori da luoghi istituzionali preposti all’arte, in modo da imporsi all’attenzione di passanti, persone comuni che forse non sarebbero mai entrate in museo a vedere una mostra. Per i suoi progetti JR sceglie il medium fotografico, realizzato con un obiettivo 28 mm che abbatte ogni distanza tra il fotografo e il soggetto immortalato. Le immagini vengono stampate su un supporto povero, la carta da affissioni e allestito non all’interno di istituzioni culturali, ma per le strade, su edifici abbandonati, su muri di cinta, vagoni del treno, ponti.
A fronte della grande forza comunicativa già ampiamente riconosciuta a JR, il Comune di Reggio, Assessorato alla Cultura e Musei Civici, aderì subito al progetto allora a sostegno della campagna L’Italia sono anch’io, proposta di legge sul diritto di cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia.

Ragazzi tra i 18 e 25 anni, già protagonisti nei mesi precedenti del progetto fotografico Diciottoventicinque, coordinati dai fotografi Alessandro Bartoli, Fabio Boni e Fabrizio Cicconi, entusiasti accolsero la sfida e furono gli autori di innumerevoli ritratti di cittadini di ogni etnia ed età disposti a mettere la faccia per i diritti di tutti. Scattarono di giorno e di notte, in moltissimi quartieri della città, anche dove la convivenza è più complicata, le tensioni molte e soprattutto la sensazione che i diritti, anche quelli più basilari, non siano garantiti. Allestirono piccoli set fotografici agli angoli delle strade, nei giardini, luoghi di aggregazione, e spiegarono con grande semplicità e passione il progetto nel quale credevano, conquistandosi la fiducia di tutti. Tra di loro anche un ragazzo albanese, giunto in Italia piccolissimo, e che proprio in quei mesi, raggiunta da poco la maggiore età, si apprestava a intraprendere il lungo percorso per ottenere la cittadinanza italiana. Gli innumerevoli ritratti scattati, restituiti in gigantografie in bianco e nero, furono allestiti come un grande puzzle sulla facciata dei Musei Civici, scrigno della storia della nostra città e di tutti i suoi cittadini.

Oggi più che mai si fa appello ad un’unità nazionale a cui siamo invitati tutti ad aderire, indipendentemente dal genere, razza e cittadinanza di appartenenza, un’unità sentita e percepita perché frutto di un destino condiviso, di un dolore vissuto, di un obiettivo da raggiungere per la nostra sopravvivenza.
“Nessuno si salva da solo” questa la frase che riecheggia ormai da mesi sui quotidiani e nei telegiornali del nostro paese, nelle conferenze stampa dei nostri governanti e nelle interviste dei medici ed epidemiologi. Speriamo che questo “nessuno” un giorno, finita la pandemia, continui ad includere tutti, riconoscendo come cittadini anche i figli di stranieri che in questi mesi hanno dato il loro contributo per il superamento dell’emergenza, che hanno dimostrato di sentirsi ed essere a tutti gli effetti cittadini italiani.

In copertina Foto di uno dei Progetti di JR

Sito internet: www.musei.re.it
Pagina Facebook: @museicivicire
Instagram: museicivicire

 

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