Soci in affari

3001
0
Condividi:

Soci in affari. Due incredibili casi di alleanza uomo/ animale

di Riccardo Campanini
Responsabile progetti educativi Natura e Scienza dei Musei Civici di Reggio Emilia

Il “mutualismo” è sicuramente il più interessante tipo di simbiosi che si può riscontrare tra gli esseri viventi, quello in cui entrambi gli organismi partecipano attivamente e coscientemente al rapporto con l’altro, in un’ottica opportunistica di scambio di favori. In natura se ne vedono molti esempi, i più noti sono sicuramente quelli legati alle cure offerte all’ospite in cambio di una disponibilità di cibo, come nel caso di bufali e aironi guardabuoi, coccodrilli e pivieri egiziani, ippopotami e bufaghe… oppure in cambio di protezione, come avviene ad esempio per gli anemoni con i pesci pagliaccio. Sembrerebbe quasi impossibile pensare a casi mutualistici riguardanti l’uomo, a causa della posizione dominante che rivestiamo in natura, eppure sembra proprio che esistano situazioni riconducibili a questo tipo di relazione, in cui animale selvatico ed essere umano collaborano attivamente per l’ottenimento del cibo e traggono entrambi vantaggio dal loro patto.

Nell’Africa sub-sahariana, tra Mozambico Tanzania e Malawi, c’è un animale che ha instaurato un legame con l’uomo che va oltre qualsiasi forma di domesticazione o di addestramento immaginabili, una relazione collaborativa che si può definire “alla pari”.

È l’indicatore golanera (Indicator indicator), un piccolo uccello lungo circa 20 cm che ha imparato a sfruttare l’abilità dell’uomo nell’allontanare le api selvatiche dagli alveari durante la ricerca del miele, e che quindi apprezza la possibilità di beneficiare della risulta di cibo senza rischiare inutili punture. L’obiettivo dell’uccellino è la cera delle api, di cui è particolarmente ghiotto, ma anche le larve e le pupe, più facili da raggiungere dopo l’intervento umano che allontana gli insetti adulti e scopre i favi. D’altro canto la possibilità di individuare in breve tempo il prelibato nettare è un auspicio che le tribù WaYao del Malawi si pongono ogni qual volta escono in spedizione alla ricerca di quella fonte di cibo zuccherina ed energetica fondamentale in un territorio spesso scarno di risorse alimentari facilmente recuperabili.

Tra le due specie è nata così un’intesa che dura ormai da secoli e che vede gli intelligenti volatili fare da guida agli umani verso gli alveari nascosti sui rami più alti degli alberi nel fitto delle boscaglie.
La cosa interessante è che sia uomini che animali utilizzano richiami speciali per comunicare l’un l’altro, una sorta di vero e proprio linguaggio che varia a seconda della zona e che testimonia, in questo, un rapporto alla pari nella ricerca del cibo. Se per gli Indicatori golanera possiamo parlare di qualcosa simile a canti o cinguettii, i vocalizzi delle tribù del Mozambico sembrano piuttosto essere “trilli seguiti da grugniti” mentre quelli degli Hadza della Tanzania sono invece “fischi” molto particolari, a dimostrazione che a seconda della zona esistono linguaggi o “parlate” diverse. In effetti tutti questi suoni sono tramandati di generazione in generazione dagli uomini delle tribù e ne abbiamo notizie già dal 17° secolo.

Al di là dell’alto valore etologico, per cui gli studiosi sostengono che i comportamenti dell’uomo e degli uccelli si sono evoluti in risposta l’uno all’altro, questa simbiosi africana uomo/uccello assume un significato ancora più di rilievo alla luce del fatto che la tradizionale abitudine di ricerca del miele sta lentamente perdendosi, soppiantata dalla sempre più frequente possibilità di reperimento di zucchero nei mercati della zona, pratica evidentemente meno faticosa di quella di camminare nella boscaglia e comunicare con gli uccelli…

Se in Africa l’aiuto viene dal cielo, in Sud America viene dall’acqua, da un animale che, appartenendo alla famiglia dei delfini, da sempre è considerato uno dei più intelligenti, dei più predisposti alla socializzazione e per questo spesso addestrato per compiere spettacoli e anche lavori: il tursiope (Tursiops truncatus).

Ma qui l’addestramento c’entra ben poco, anzi si può assistere a un’altra incredibile forma di cooperazione uomo-animale, ispirata dalla rispettiva esigenza di rendere più efficace la pesca di ognuna delle due parti. E mentre in tutto il mondo il delfino è visto dai pescatori come il più temibile rivale nella cattura dei pesci, qui è diventato l’indispensabile compagno di lavoro.

A Laguna, un comune dello stato di Santa Catarina (noto alle cronache per aver dato i natali ad Anita Garibaldi), alle prime ore del giorno i pescatori del luogo gettano le reti nelle basse e tranquille acque lagunari e aspettano che i solerti aiutanti si presentino alla giornata lavorativa. I delfini di questa zona hanno autonomamente imparato a collaborare con i pescatori spingendo i banchi di pesce verso gli uomini che, gambe in acqua, si sono appostati con le reti in mano pronti a lanciarle nel momento opportuno suggerito dagli stessi mammiferi marini. Si assiste così a scene quasi surreali di uomini in fila sul lato riva e i tursiopi dalla parte opposta che chiudono, come in un meccanismo sincronizzato, i malcapitati pesci in trappola. Non solo i delfini lavorano in gruppo incanalando triglie e altri cefali verso la riva, ma, battendo la coda e saltando fuori dall’acqua, segnalano ai pescatori il momento giusto per calare le reti.

Anche in questo caso quindi si è instaurato un linguaggio, non verbale ma gestuale, che rinforza un patto di cooperazione che si rivela estremamente proficuo per entrambe le parti: grandi quantitativi di pesci per gli uomini e maggior facilità di cattura da parte dei delfini che, senza il rischio di avvicinarsi troppo alla riva, si avventano sugli animali che filtrano dalle reti o che sfuggono alla cattura dopo che l’azione dei pescatori ne ha separato il banco.

Come nel caso degli uccelli africani, anche qui la pesca cooperativa è tramandata tra le generazioni, visto che sono almeno 200 anni che a Laguna è conosciuta questa pratica e l’intera attività di pesca della zona dipende esclusivamente dall’aiuto dei delfini.
Non è un caso che questi esempi di simbiosi mutualistica con gli uomini, forse unici, riguardino animali noti per la loro sviluppata intelligenza e l’attitudine a imparare, quali uccelli e delfini. Gli studiosi ritengono che proprio la spiccata propensione per l’interazione sociale (sia interspecifica che intraspecifica) sia una delle principali condizioni alla base dell’evoluzione dell’intelligenza animale. Del resto ormai lo abbiamo imparato: che siano esseri umani o animali… l’unione fa la forza!

 

Approfondimenti

L’indicatore golanera
Reciprocal signaling in honeyguide-human mutualism
www.sciencemag.org
www.lifegate.it

I delfini di Laguna

Curiosa cooperativa de pesca entre delfines y pescadores en el sur de Brasil



Torna al menù Focus Cultura

Condividi: