Look Back In Anger_Appunti sul Free Cinema 

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“Sono sempre stato un buon corridore, veloce e dotato di un’ampia falcata: l’unico guaio fu che, per quanto corressi (…) la cosa non mi impedì di farmi prendere dai poliziotti dopo quel colpo al panificio.”

Alan Sillitoe, “La solitudine del maratoneta”

Così si presenta Colin Smith, protagonista del racconto di Alan Sillitoe e poi del film Gioventù, amore e rabbia di Tony Richardson: uno dei personaggi emblematici della nuova corrente culturale che nella seconda metà degli anni ’50, pur nella sua breve durata, coinvolse in Inghilterra  scrittori, autori di teatro e cineasti in un movimento  che riportò l’attenzione sulle questioni sociali, sulla classe operaia e sui primi fermenti dei giovani del dopoguerra, una nuova generazione di proletari ribelli al sistema e alla ricerca di un mondo migliore. Sul finire degli anni Cinquanta la società inglese, ancora fondata su rigide strutture di classe, si trovò coinvolta in vicende internazionali che segnarono da un lato la fine dell’impero britannico e dall’altro l’inizio della supremazia americana e della Guerra Fredda. Molti conflitti cominciarono a manifestarsi apertamente nella società inglese: dai dibattiti sulla pena di morte, sulla prostituzione e sull’omosessualità, fino ai primi scontri razziali e all’esplosione della cultura giovanile, con l’uscita del film Rock around the clock di Fred F. Sears, interpretato da Bill Haley & His Comets, e soprattutto con l’affermarsi degli Angry Young Men, un movimento teatrale e letterario che ebbe tra i suoi esponenti il drammaturgo John Osborne – la sua commedia Ricorda con rabbia del ’56 diventerà il film “I giovani arrabbiati” di Tony Richardson – Harold Pinter, gli scrittori John Braine, Alan Sillitoe, William Cooper. Per le sue posizioni radicali, il gruppo si trovò vicino alle istanze politiche della New Left, del movimento antinucleare e pacifista e del nascente Free Cinema, che spesso si ispirò a questi autori, trasponendo le loro opere in film.

Nel febbraio 1956, al National Film Theatre di Londra venne presentato un programma di cortometraggi realizzati da giovani autori di diversa provenienza: gli inglesi Lindsay Anderson e Tony Richardson, il regista e sceneggiatore ceco Karel Reisz, la scrittrice e regista italiana Lorenza Mazzetti. Il programma era accompagnato da una dichiarazione di poetica che proclamava non solo la libertà nell’interpretazione dei soggetti rappresentati, ma l’interesse rivolto “a qualche aspetto della vita, com’è vissuta, oggi, in questo paese”, con l’intenzione di darne un’interpretazione attiva, realistica, critica e poetica insieme, al di là delle convenzioni del cinema ufficiale. Dopo una prima produzione documentaristica – da ricordare O Dreamland e Every Day Except Christmas di Lindsay Anderson, Momma Don’t Allow di Karel Reisz e Tony Richardson, Together di Lorenza Mazzetti – il passaggio al lungometraggio vide nascere opere che  descrivevano  in maniera realistica, provocatoria e inquietante certi aspetti della società inglese come l’alienazione, la solitudine, le difficoltà economiche, l’esclusione sociale e la vita della nuova working class, che per la prima volta esprimeva se stessa con la propria lingua e i propri accenti provinciali.

Film come I giovani arrabbiati, Gli sfasati, Sapore di miele, Gioventù, amore e rabbia di Tony Richardson, Siamo i ragazzi di Lambeth, Sabato sera, domenica mattina di Karel Reisz, La strada dei quartieri alti di Jack Clayton, Giungla di cemento di Joseph Losey, Io sono un campione di Lindsay Anderson, Una maniera d’amare di John Schlesinger non si limitavano a scavare la realtà ma la interpretavano con uno spirito nuovo che attraverso la rabbia, la disillusione, la difficoltà di comunicare, la tristezza dei quartieri industriali e operai cercava di ritrovare un’anima collettiva,  gli ideali e i valori della gente comune che Ken Loach – autore, negli anni Sessanta, di Poor Cow e Kes – con il suo impegno politico e sociale cerca ancora oggi di recuperare: senza tralasciare quel misto di dignità e sconfitta con il quale molti personaggi del Free Cinema provano a ricostruire la propria vita senza arrendersi, come il giovane maratoneta del film di Richardson, che decide di perdere per non piegarsi alle ipocrisie e alle false lusinghe del sistema. Anche dopo l’esaurirsi del movimento, travolto dal massiccio diffondersi del cinema americano e dalle nuove tendenze della Swinging London, non si esaurirono però le sue influenze sul cinema britannico di fine anni Sessanta e Settanta: da If… di Lndsay Anderson, che si inserì nel filone delle proteste giovanili del ‘68, fino alle opere più famose dello stesso Anderson, di Joseph Losey, John Schlesinger e Ken Loach, oltre all’affermarsi di attori che erano stati tra i primi interpreti del movimento – per citarne solo alcuni, Albert Finney, Anthony Hopkins, Richard Burton, Julie Christie e Vanessa Redgrave.

Bergamo film meeting: Free Cinema 1956-? Uno studio sul cinema di Lindsay Anderson
Torino film fest: Retrospettiva – Nuovo cinema inglese 1956-1968
Cineteca di Bologna: omaggio a John Schlesinger

 

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