Cesare Zavattini e i Cinegiornali liberi 

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Cesare Zavattini, fin dall’inizio della sua carriera di soggettista cinematografico è artefice di una visone assolutamente rivoluzionaria del cinema e delle sue potenzialità; se negli anni ’40 –’50 questo si traduce nei capolavori del neorealismo, la spinta innovativa del nostro negli anni ’60 dà invece vita – tra le innumerevoli iniziative in vari campi – all’esperienza del Cinegiornale della Pace prima e i Cinegiornali liberi poi, entrambe forme di un cinema di rottura rispetto all’informazione ufficiale del periodo, un cinema alternativo e fortemente democratico e condiviso in cui la realtà si rispecchi nella sua immediatezza e nel suo divenire senza compromessi o filtri.
Un cinema quindi dalla durata breve, pezzi da cento, duecento metri per aggredire al meglio il tema che viene di volta in volta sviluppato, volantini cinematografici girati e montati, smontati e ricomposti via via inseguendo gli avvenimenti e le storie soprattutto di quella classe sociale altrimenti mai raccontata. Un cinema d’intervento, appunto, critico e politicizzato da contrapporre agli apparati televisivi ufficiali; saranno così nove i Cinegiornali liberi  realizzati tra il 1968 e il ’70: un dibattito sul cinema, un’intervista al leader della rivolta studentesca Cohn-Bendit, una fabbrica romana occupata dagli operai, il terremoto in Sicilia, il disastro del Vajont, la rivolta di Battipaglia, Don Mazzi e il quartiere fiorentino dell’Isolotto. Se dal punto di vista concettuale , questa utopia di Zavattini è sicuramente figlia dell’impegno politico e artistico di tutta una vita, intorno ad essi e per la loro realizzazione si raccolsero molti dei registi più impegnati del giovane cinema italiano.

Infine, sulle tracce di questa esperienza, nel 1979 nasce ad opera dello stesso Zavattini l’importante Archivio audiovisivo del Movimento Operaio e democratico di cui egli fu presidente per tutta la vita e che vanta un ricchissimo patrimonio multimediale e audiovisivo “per favorire la conoscenza storica, la costruzione, la comunicazione e la trasmissione della memoria collettiva del lavoro, del movimento operaio e della vita sociale”.


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