La mostra, una retrospettiva dedicata a Luciano Bertoli, per la prima volta nella sua città natale dopo la scomparsa avvenuta nel 2021, è promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani e curata da Martina Corgnati.
Il corpus principale della mostra, volta a riscoprire l’interesse e l’originalità di una ricerca lontana dal mainstream artistico e commerciale, è composto proprio dalla serie di dipinti che da il nome alla mostra – Frattempo. Le curve di Mandelbrot – serie realizzata a partire dagli anni Novanta e mai esposta al pubblico, capace di evidenziare lo spiccato interesse dell’artista per le scienze esatte.
Una serie di opere misteriosa, materica e colorata – scrive Martina Corgnati. Fondi densi e spessi, dall’apparenza gelatinosa e mobile, sui quali galleggiano corpi ameboidi e in cui si dischiudono bolle che rivelano spazi intrinseci, oscuri, da cui emergono corpi tondeggianti altrettanto molli, spesso prominenti, non vere e proprie macchie ma globuli organici, come di mondi in formazione.
L’insieme di Mandelbrot, così chiamato dal nome del fisico polacco scopritore dei frattali, è un insieme di numeri complessi, delineato graficamente nel 1984 e reso popolare da una copertina della notissima rivista di alta divulgazione Scientific American. Bertoli intuisce velocemente le potenzialità estetiche di questo complesso oggetto matematico, lasciando però da parte ogni tentativo di riproduzione, a favore invece della costruzione di un nuovo universo di immagini ad esso ispirato ma di matrice prevalentemente organica e tattile.
Le mie immagini – scriveva Luciano Bertoli – sono frutto di pura intuizione, di auscultazione matematica, inventate da un visionario che ama la fisica quantistica, visualizzando ciò che si può soltanto intuire, immaginare, cioè l’origine dell’universo della meccanica quantistica di Niels Bohr e Max Planck. Esteticamente ho accentuato la coloristica, le vibrazioni, la spazialità, tutto ciò che rimane inesplorato se non dall’occhio-mente.
Il percorso espositivo è completato da una ricca sezione dedicata alle opere del periodo precedente – dipinti, sculture, grafiche, disegni e assemblaggi – per presentare al pubblico le componenti essenziali di un percorso sperimentale nei materiali e nelle tecniche e sempre sostenuto da una genuina curiosità per il mondo delle macchine e della tecnica, protagoniste della società a lui contemporanea e di altre civiltà possibili, futuribili, fantascientifiche.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale con un testo critico di Martina Corgnati.