Citizen Science

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Riccardo Campanini
Responsabile progetti educativi Natura e Scienza
dei Musei Civici di Reggio Emilia

Citizen Science. Salviamo il mondo insieme (dal divano di casa)

Spesso vista come appannaggio esclusivo di una ristretta e qualificata fetta del modo accademico, la ricerca scientifica si rivela a volte uno strumento alla portata di tutti e addirittura in cerca del supporto e della partecipazione della popolazione. La “scienza fatta dai cittadini” (questo il significato di Citizen Science) nasce per stimolare il senso di collettività e quello di partecipazione verso azioni di monitoraggio, raccolta dati e condivisione di risorse, al fine di potenziare la ricerca, ma anche di diffondere una consapevolezza sociale sui temi d’attualità, stimolare al pensiero critico, rendere la scienza “accessibile” e anche “bene comune”.

Negli ultimi anni sono stati molti i tentativi a livello globale di costituire delle reti di scambio tra il mondo scientifico e la società civile, con governi nazionali che hanno persino finanziato progetti per il coordinamento di tali relazioni. A Berlino ha sede l’ECSA, l’associazione europea che ha codificato i principi della Citizen Science e che ha individuato 4 tipologie di progetti in cui ricondurre, in ordine crescente per impegno, le attività proposte alla popolazione: si va dal contributivo (partecipazione alla sola raccolta dei dati) al collaborativo al condiviso e all’estremo (apporti in ogni fase dell’intera ricerca). On line esistono ormai diverse piattaforme per chiunque voglia mettersi a disposizione degli istituti di ricerca nei più svariati campi; una delle principali è Zooniverse, un portale web che ospita numerosi progetti che permettono agli utenti di partecipare a ricerche scientifiche (dalla classificazione di corpi celesti alla raccolta di dati climatici), per un totale di oltre un milione di persone che collaborano da lontano con i ricercatori professionisti.

C’è anche un consorzio italiano tra i partecipanti a uno dei più complessi e interessanti, il progetto Lofar Radio Galaxy Zoo che punta ad individuare buchi neri attraverso l’interpretazione di antichissime sorgenti radio captate dai radiotelescopi. Qui l’utilità del grande pubblico (che deve avere minime conoscenze di astronomia) sta nella possibilità di mettere in gioco le capacità interpretative di uno strumento unico e ineguagliabile da qualsiasi computer: il cervello umano.In Italia la Citizen Science è esplosa a metà degli anni 2000 e si è applicata a diversi ambiti di ricerca quali la sismografia, la qualità dell’aria e la biodiversità.

Ultimamente, il progetto Scienza sul balcone, curato dal CNR e sostenuto dall’SNPA, il Sistema Nazionale Protezione Ambiente, ha invitato gli italiani a partecipare ad alcuni flash mob in cui si è monitorato l’inquinamento luminoso dal balcone di casa. L’iniziativa, ben pubblicizzata sui canali social, ha avuto un grande successo e ha avuto la partecipazione di circa 5500 famiglie per un totale di oltre 7000 rilevazioni provenienti da tutte le 107 province italiane. Dati che i ricercatori che gestiscono il progetto avrebbero ovviamente fatto molta fatica a recuperare autonomamente e in così poco tempo.

È da quando gli strumenti digitali sono entrati nella nostra vita quotidiana che la Citizen Science ha potuto consolidarsi e rendersi accessibile a chiunque. Con pc, tablet e smartphone si possono infatti compiere i principali passaggi per un monitoraggio o una facile elaborazione dati, magari scaricando una semplice applicazione gratuita. “Perdita della notte” è il nome di quella con la quale è stata misurata da telefonino la quantità di luce artificiale nelle serate stabilite. La misurazione, di per sé abbastanza immediata, ha dovuto essere accompagnata da una preventiva taratura e dai successivi inserimento e invio dei dati. Tutte operazioni molto semplici che però conferiscono all’autore quel minimo di responsabilità e senso di partecipazione fondamentali per confermare una coscienza scientifica e sociale nella cittadinanza. Il risultato ha confermato l’elevato impatto della luce artificiale sulle nostre notti, nutrendo ulteriormente studi e riflessioni non solo sulla biologia degli animali, ma anche sulla difficoltà di osservazione del cielo notturno ormai lontanissima da quella dei nostri avi. Se l’inquinamento luminoso è una caratteristica costante e quindi facilmente monitorabile, in altri casi l’oggetto delle misurazioni non è prevedibile né dal punto di vista dei luoghi né da quello dei tempi, ed è qui che la Citizen Science diventa ancor più un fondamentale supporto alla ricerca.

È il caso della campagna Occhio alla medusa che dal 2009 ha invitato la popolazione a segnalare la presenza (non regolare e soggetta, tra gli altri, a cambiamenti chimici e fisici dell’ambiente marino) di questi affascinanti e temuti animali nelle acque dei nostri mari. Il progetto coordinato dalla CIESM (Commissione Internazionale per l’Esplorazione Scientifica del Mediterraneo) invitava a rafforzare l’azione di monitoraggio esercitata da biologi attraverso la segnalazione e la descrizione di esemplari di meduse nelle acque dei mari italiani con fini di studio ecologico, ma anche turistici e balneari. Dal progetto sono infatti nate applicazioni per smartphone e servizi di “meteo meduse” on line attualmente ancora attive. Col fatto che alla segnalazione delle meduse debba possibilmente essere associato un riconoscimento (sono fornite schede di confronto) e una basilare descrizione dell’avvistamento tramite i dati essenziali (tipologia, abbondanza, posizione), anche questa campagna spinge sull’aumento della consapevolezza scientifica e della capacità di lettura critica, dando quindi grande rilievo all’aspetto educativo del progetto.

E se proprio qualcuno volesse mettersi a disposizione della ricerca, ma impedito all’azione da qualsivoglia motivo, esiste anche la possibilità di condividere semplicemente una parte della potenza di calcolo del proprio pc in una grandissima rete globale di computer che lavorano nei momenti di inoperosità degli utenti. E tra i vari campi di applicazione c’è anche quello della ricerca medica: nel progetto Folding@home della Stanford University, installando un particolare software sui propri dispositivi è possibile contribuire a produrre simulazioni sul ripiegamento della “proteina Spike” tristemente legata a malattie come tumori, Alzheimer e Covid-19. Ecco che si può quindi contribuire al progresso scientifico paradossalmente comodi… dal letto o dal divano di casa.

In copertina: Zooinverse, Galassie.

Riferimenti

“Verso una strategia condivisa per la citizen science in Italia” 
“Linee guida per lo sviluppo della Citizen Science in Italia”
www.snpambiente.it
www.naturaesocialmapping.it
www.foldingathome.com
www.zooniverse.org
eu-citizen.science
foldingathome.org

Sito internet: www.musei.re.it
Pagina Facebook: @museicivicire
Instagram: museicivicire

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