Oltre la guerra: “Roma città aperta”

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Contributo video di Sandra Campanini dell’ ufficio cinema del Comune di Reggio Emilia, che commenta il film “Roma città aperta” di Roberto Rossellini: uno dei capolavori del cinema neorealista italiano che racconta la guerra, la Resistenza popolare in una città occupata, la speranza nel futuro.

Il film simbolo di una nazione, del suo popolo, dei suoi valori, emblema della Resistenza e di una nuova Italia che nasceva dal dolore della guerra.” Cineteca di Bologna.

Roma città aperta, diretto da Roberto Rossellini nel 1945, segue le vicende dell’occupazione nazista di Roma dopo l’armistizio di Cassibile, quando gli Alleati cominciano ad avanzare verso nord e a nella capitale è già iniziata la Resistenza. Giorgio Manfredi , comunista militante, riesce a sfuggire a una perquisizione della Gestapo e si nasconde da Francesco, un tipografo antifascista in procinto di sposarsi con Pina, vedova e madre di un ragazzino di nome Marcello. I tre vengono aiutati da Don Pietro, il sacerdote del luogo, che sostiene i partigiani e protegge come può i perseguitati politici. La mattina seguente, quando Pina e Francesco devono recarsi in chiesa per il matrimonio, i tedeschi circondano il palazzo e trascinano via gli uomini. Alcuni, fra cui Manfredi, riescono a mettersi in salvo, ma altri, come Francesco, vengono caricati sui camion. Pina, in un estremo gesto di protesta, dolore e ribellione, corre verso di lui e viene uccisa sotto gli occhi del figlio e di Don Pietro. Questa è la scena più nota del film, quella che più è rimasta impressa nel cuore degli spettatori, mentre la storia prosegue con la fuga di Francesco e Manfredi, la delazione, la cattura, le torture, la condanna di Don Pietro alla fucilazione.
A distanza di quasi settant’anni, Roma città aperta continua ad essere una delle pietre miliari del nostro cinema e della nostra cultura. Partendo dalla realtà di un caseggiato romano, Roberto Rossellini, con una forte passione morale e un’ acuta sensibilità per i fatti e gli ambienti della vita quotidiana , ha costruito un affresco storico su ciò che significhi vivere in una città occupata, un racconto di coraggio popolare e di impegno collettivo dove, come ha scritto il critico Adriano Aprà ,“la vita privata, le storie d’amore, coinvolgendo gli altri, si svolgono alla luce del sole; e la clandestinità della lotta partigiana è una nuova prassi, che passa attraverso i tetti e non si cela nel basso delle cantine”.
Una scena apparentemente “marginale” ma che ben esprime quello spirito spontaneo di opposizione che per la Storia e per chi l’ha vissuta diventerà Resistenza con la lettera maiuscola, è quella dell’esplosione, avvenuta nel vicino scalo ferroviario, che spaventa gli abitanti dl palazzo dove vivono Francesco e Pina, seguita dalla comparsa di alcuni ragazzini, tra i quali Marcello, che malgrado i ceffoni rifiutano di dire agli adulti che cosa hanno fatto: quegli stessi ragazzini, poi, che porteranno a Don Pietro l’ultimo saluto e se ne andranno, abbracciati l’uno all’altro, verso la città che si apre come uno scenario (il futuro?) proprio davanti a loro.
E c’è un altro momento in cui il film mostra ancora una volta i suoi valori di attualità e di universalità: quando Pina, seduta con Francesco sulle scale di casa, chiede a lui e a se stessa quando la guerra finirà, rivolge a noi spettatori la medesima domanda che ogni essere umano è costretto a porsi ogni giorno in tutti gli scenari di guerra ancora sparsi per il mondo.
Il restauro di Roma città aperta è stato realizzato dal laboratorio della Cineteca di Bologna L’Immagine Ritrovata a partire dal negativo originale, ritrovato nel 2004 e conservato presso la Cineteca Nazionale.
Il film, premiato nel 1946 con due Nastri d’argento per la Miglior regia e la Migliore attrice non protagonista (Anna Magnani) e nel 1947 con una nomination agli Oscar per la Migliore sceneggiatura originale, è stato inserito nelle “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”.

www.cinetecadibologna.it
facebook/CinetecaBologna

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