Arte, ambiente e responsabilità culturale

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di Riccardo Campanini

Responsabile Progetti Educativi
Musei Civici di Reggio Emilia

In un momento storico in cui anche la tragica emergenza sanitaria sembra essere in stretta relazione con la scarsa sostenibilità delle azioni dell’uomo nei confronti dall’ambiente naturale, ogni forma di coinvolgimento delle coscienze verso una modifica degli attuali stili di vita diventa importante e necessaria.

Se come è stato detto, i cambiamenti del clima sono una responsabilità culturale oltre che scientifica, le azioni culturali assumono un ruolo sempre più fondamentale per la sensibilizzazione delle masse e il coinvolgimento dei pubblici, altrettanto quanto l’opera di informazione e divulgazione attuata dalla Cultura scientifica.

Già da molti anni il ventaglio di artisti che hanno finalizzato la produzione alla tematica ambientale o comunque ne hanno tratto ispirazione è andato aumentando e in particolar modo le arti visive e figurative si sono rivelate le più efficaci per veicolare i messaggi ecologisti.

Gli esempi sono molti. Si va dal bambino di Season’s greetings di Banksy comparso in Galles nel 2018 che spinge a riflettere sull’inquinamento dell’aria che respiriamo, a Skyscraper (The bruges whale) la grande balena fatta di spazzatura, alta 11 metri e pesante 5 tonnellate, realizzata da Studiokca per sensibilizzare all’inquinamento della plastica in mare, fino alla campagna Clean Air Now lanciata da Greenpeace e famosa in Italia per i murales romani, molto provocatori, dell’artista Tvboy, a tanti altri.

Assume particolare importanza, in questo contesto, l’interessante moltiplicarsi delle realizzazioni dichiaratamente artistico/scientifiche come ad esempio Climate Art Project, un progetto sviluppato dallo scienziato e artista italiano Andreco in seguito all’accordo di Parigi 2015 sul clima, iniziato proprio nella capitale francese e poi continuato nelle città di Bologna, Bari e Venezia. Un progetto “transdisciplinare” che tocca contemporaneamente i temi di scienza, arte e embiente attraverso installazioni site-specific.

Sicuramente da menzionare è l’artista islandese Olafur Eliasson, che il 21 settembre scorso è stato nominato Ambasciatore ONU per azioni urgenti sul clima e lo sviluppo sostenibile, dopo quasi un ventennio di produzioni legate al futuro del pianeta. Già autore in passato della mostra di alto impatto The Weather Project, attualmente la sua In Real Life (al Guggenheim di Bilbao e proveniente dalla Tate Modern), che ha per tema centrale il clima e l’ambiente, fa leva su una vasta produzione basata su materiali naturali come muschio, nebbia, luce, acqua. In particolare (da buon islandese…) ha sviluppato sensibilità verso il tema del ghiaccio e delle acque, anche attraverso la collaborazione con il geologo Minik Rosing con cui ha prodotto Ice Watch, un’istallazione di grandi blocchi di ghiaccio della Groenlandia posizionati “ad orologio” in contesti cittadini di tutto il mondo, e lì lasciati a sciogliersi come a scandire l’ineluttabile futuro legato al cambiamento climatico.

L’aumento della temperatura globale e il conseguente innalzamento del livello medio dei mari sono anche al centro delle opere abbinate Wake e Unmoored di Mel Chin, realizzate a Time Square a New York.

Se la prima è un’installazione più tradizionale, che ricorda un grande relitto spiaggiato al centro di un grande simbolo sociale e tecnologico dei nostri tempi, la seconda è una applicazione digitale realizzata in collaborazione con Microsoft, che permette di osservare una proiezione di particolari ologrammi che trasformano Time Square in un fondale marino davvero straordinario, sia sovrapposto sia in contrapposizione con la frenetica vita della metropoli. E mai come in questo caso è opportuno parlare di realtà “immersiva”.

Qui il video del progetto

 

 

 

 

Sito internet: www.musei.re.it
Pagina Facebook: @museicivicire
Instagram: museicivicire

 

In copertina ©StudioKca – Skyscraper

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