Effetto Covid: chi paga la crisi?

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Di Chiara Cretella

La pandemia ha messo in ginocchio l’intera economia globale, ma c’è una “categoria” su cui ha pesato maggiormente: le donne. Molti studi, inchieste e statistiche in questi mesi hanno messo in evidenza l’esplodere di una situazione di peggioramento per tutti gli aspetti della vita femminile.
Dall’accesso alle cure durante la gravidanza negli ospedali intasati dall’emergenza Covid, all’interruzione di molti mesi al sostegno alla fertilità con la procreazione assistita che hanno di fatto portato alla luce meno bambini/e: abbiamo visto molte denunce specifiche in tanti temi della vita delle donne. Tra i dati più eclatanti, vi sono quelli che riguardano la violenza e il lavoro. La violenza domestica, e soprattutto la sua mancata denuncia, ha registrato una impennata durante i mesi del lockdown, complice la convivenza forzata tra le mura di casa e la difficoltà di chiedere aiuto. I centri antiviolenza hanno segnalato questo problema, che si è acuito anche rispetto al ritardo dei finanziamenti previsti per erogare questi servizi: servizi che non sono differibili. Non è un caso che questo inizio di primavera veda femminicidi efferati a ripetizione: la crisi sociale la stanno pagando le donne, anche con la vita.

L’altro dato eclatante riguarda il lavoro: secondo l’Istat a dicembre 2020 si sono registrati 101 mila lavoratori in meno, di questi ben 99 mila erano posti occupati dalle donne, e ciò nonostante le misure della cassa integrazione prolungata e il blocco dei licenziamenti previsto dai vari decreti Covid.
Tutto questo accade nonostante in Italia ci sia una normativa specifica: si tratta dell’Articolo 46 del Decreto Legislativo n. 198 del 2006, creato in ottemperanza alle direttive europee, relativo al principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione.
Il soffitto di cristallo non è ancora sfondato, nonostante alcune leggi stiano cercando di mutare la situazione, come la Legge Golfo-Mosca adottata nel 2012, già consolidata nel nord Europa, che stabilisce che le società quotate in borsa debbano avere consigli di amministrazione che rispettino il principio dell’equilibrio di genere. Ciononostante il meccanismo delle quote rosa in Italia non è mai stato risolutivo rispetto al problema della scarsa rappresentanza femminile, anche nel mondo della politica. Anche perché si presta ad essere facilmente aggirato, piazzando in alcune posizioni apicali donne che sono utili al sistema di dominio maschile. Inoltre il diversity managment è ancora poco diffuso e applicato.
Ne è un esempio l’ultimo esecutivo del Governo Draghi, che vede una scarsa percentuale di ministre e di figure femminili nei ruoli apicali. La preoccupazione è che i fondi di sostegno previsti dall’Europa possano essere dirottati in maniera unidirezionale, dimenticando l’universo femminile. Non a caso molte associazioni di donne e attiviste stanno chiedendo a gran voce che metà di questi fondi siano indirizzati verso azioni positive e con un approccio di genere.

Ma in questa pandemia le donne hanno anche lottato e trovato la forza della resilienza e della tenacia. I movimenti stanno cercato nuove strategie per esser presenti in rete, perché vi è il rischio del reflusso della grande ondata di Non una di meno. L’8 marzo, anche se sarà molto virtuale, è oggi più che mai un momento di ripensamento di strategie e di obiettivi verso un mondo tutto ancora da costruire. Le donne lo sanno fare, perché l’hanno sempre fatto. Per questo le donne sarebbero il miglior “Governo Tecnico” per un paese che deve ri-nascere. E sarebbe stato coraggioso un governo con una guida femminile. Evidentemente troppo per un paese come il nostro.


Chiara Cretella è Assegnista di Ricerca in Sociologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna. Fa parte del CSGE-Centro studi sul genere e l’educazione del medesimo dipartimento. Collabora come giornalista e attivista sui diritti delle donne con varie riviste, enti e associazioni. Lavora nelle scuole sul contrasto agli stereotipi di genere, tematiche su cui svolge corsi di alta formazione per festival, enti locali, assessorati, personale docente, forze dell’ordine, insegnanti, Asl e altre figure professionali.

www.chiaracretella.it



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