La luce sta negli occhi di chi guarda
Pietro Mussini
È la luce che rivela, che, gettata sulle cose, consente di svelarne la presenza.
Ma con il nostro gesto, il nostro pensiero possiamo racchiuderla, organizzarla, farla fluire, interromperla.
Le tecnologie ci consegnano quei dispositivi con cui la viviamo e la facciamo agire, in una relazione di scambio che la rende non solo atto, accadimento, ma sensazione, emozione.
Ricreiamo una natura, molte nature, e così molte emozioni, in continuo dialogo, mai chiuso, perché evolvono e fanno muovere l’azione, lo sguardo, il pensiero.
Piccola o grande luce, riflessa o diretta, modifica lo spazio e ne è modificata, rilanciata, sottovoce o urlata, la possiamo toccare e ci può sfiorare o inglobare, assorbire, coinvolgere e farcene diventare parte.
Agente o passiva: no, mai ferma, né mai passiva perché la luce, modulata nelle sue onde dai diversi congegni con i quali ci incontriamo scoprendoci a nostra volta, è natura, ed è insieme sollecitazione ad abitarla, a richiamarla, per continuare a conoscere e riconoscere ciò che l’occhio e lo spirito, l’intelligenza, attraverso di lei conoscono, in un tempo e in uno spazio che contribuisce a significare e via via a definire rinnovato.
La luce, anche quella artificiale, tramite piccoli led, o fibre ottiche, o campi e corsie luminosi mi consente di esprimere e declinare questa idea nelle immagini e nelle forme che via via imparo a definire e a modificare nelle scelte di produzione artistica.
Piccola bibliografia
Giorgio Agamben, Che cos’è un dispositivo? Nottetempo 2006
Giorgio Agamben, Che cos’è il contemporaneo? Nottetempo, 2008
Renato Barilli, Una mappa delle arti nell’epoca digitale, Marietti, 2019
Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi, 2020
Opere di Pietro Mussini:
Pietro Mussini (Reggio Emilia 1950), inizia nel 1979 l’attività espositiva in mostre personali e collettive. A metà degli anni 80 vive l’esperienza milanese de La Neomerce (progetto-materie-macchine) e intensifica la ricerca con materiali tecnologici, in particolare legati alla luce ed al suono, ricerca che lo porta a definire un protocollo, “Il giardino cablato”, dove il giardino è inteso come metafora della storia e cablato come confronto con la vita reale, scambio e dialogo con sensibilità appartenenti a più nature, che lo porta a produrre opere realizzate con carta, inchiostri, fibre ottiche, led, plotter e microprocessori.
Negli anni ’90, a Torino, è parte del gruppo di “Ars Tecnica”, ove realizza un forte scambio teorico sviluppando sempre più la poetica del Giardino Cablato. Le immagini delle opere realizzate vengono accolte in pubblicazioni di carattere internazionale che pongono il lavoro di Mussini all’interno del dibattito sul tema della natura “artificiale”. Viene chiamato a presentare il proprio lavoro in manifestazioni quali “Il premio Marche” ad Ancona, il “Premio Suzzara” a Suzzara/ MN, la mostra “Anni novanta” a Rimini, la “XXVI Biennale Il Bronzetto” a Padova, il “VI Premio Casoli” a Serra San Quirico/ AN, il “70° Premio Michetti” a Francavilla/ PE. Nel 2010 riceve a Bologna il “XXV Premio Marconi”.
La sua ricerca continua tuttora in un processo personale di relazione tra intuizione e progettualità, tra dinamiche di confronto tra tecniche di tradizione e dispositivi delle tecnologie, rafforzando così una poetica tra reale e virtuale.
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