Cristina De Middel, The Afronauts

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di Ilaria Campioli

Nel 1964 Edward Makuka Nkoloso, insegnante di scienze dello Zambia, fonda il primo – non ufficiale e non autorizzato – programma spaziale del paese. Pochi mesi dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna, Makuka Nkoloso fonda la National Academy of Science, Space Research and Philosophy, “agenzia spaziale” dello Zambia, di cui si proclama direttore generale. In una breve intervista, visibile su youtube e girata dalla Reuters nel centro di esercitazione da lui fondato a undici chilometri dalla capitale, Makuka Nkoloso presenta i suoi astronauti.
Nel video s’intravedono alcune delle tecniche di addestramento al viaggio spaziale: in una sequenza, gli aspiranti astronauti vengono fatti rotolare all’interno di vecchi barili d’olio, mentre per sperimentare l’effetto della forza di gravità sono agganciati a strane funi tagliate all’improvviso. L’obiettivo dichiarato è quello di sorpassare gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica nella corsa alla conquista dello spazio, atterrando prima sulla Luna e poi su Marte: “We’re going to Mars! With a Spacegirl, Two Cats and a Missionary”. Il governo dello Zambia non prese mai seriamente in considerazione il progetto di Makuka Nkoloso nonostante quest’ultimo avesse persino chiesto un cospicuo finanziamento, sette milioni di dollari, alle Nazioni Unite. Il programma spaziale si esaurì di lì a poco e le speranze di Makuka Nkoloso assieme ad esso.

La fotografa spagnola Cristina De Middel ricostruisce con The Afronauts l’avventura del programma spaziale di Makuka Nkoloso con scatti che si collocano a metà fra realtà e finzione. La realizzazione del progetto fotografico si sviluppa in contemporanea all’ideazione e alla successiva pubblicazione del libro The Afronauts. I primi scatti sono realizzati dalla De Middel nel sud della Spagna nel gennaio del 2011, The Afronauts è pubblicato, in forma autoprodotta e in tiratura limitata, nel maggio del 2012 e trova nella forma del libro fotografico la sua configurazione più interessante e compiuta.
La De Middel ha infatti la possibilità di arricchire, assieme agli editor Laia Abril e Ramon Perez, il racconto dell’impresa spaziale dello Zambia aggiungendo ai suoi scatti facsimili di documenti del programma spaziale, vecchie fotografie d’archivio e bellissime illustrazioni. Il libro le consente di sfruttare al massimo l’elemento narrativo presente nella storia attraverso l’accostamento dei materiali grafici. In pochissimi mesi The Afronauts diventa un vero e proprio successo editoriale, premiato a Paris Photo come uno dei migliori venti “First Photobook” dell’anno e valendo alla fotografa una candidatura al prestigioso Deutsche Börse Photography Prize.

 

The Afronauts si confronta con il tema dell’autenticità dell’immagine fotografica: gli scatti, avvolti in un’atmosfera onirica, raccontano in realtà di una storia vera. Ad una prima lettura le immagini sono affascinanti e la storia è gradevole ma si basa sul fatto che nessuno ritenga plausibile che l’Africa possa raggiungere lo spazio. Si nasconde, quindi, una sottile critica riguardo alla nostra posizione sul continente africano. “Dell’Africa ci vengono spesso proposte raffigurazioni post-coloniali e condiscendenti”, spiega la stessa Cristina De Middel. “Io ho voluto dimostrare che, sebbene talvolta non condividiamo lo stesso livello di progresso tecnologico, tuttavia abbiamo gli stessi sogni”.
Gli scatti di The Afronauts rimandano a un’atmosfera da sogno, fantastica, ma in cui emerge chiaramente l’esigenza dell’autrice di sottolineare come davanti ai desideri siamo tutti uguali. Il desiderio di Edward Makuka Nkoloso, totalmente incredibile ma allo stesso tempo umano e fragile, rivive in un ambiente fantastico grazie agli scatti della De Middel. L’autrice è in grado di restituire lo spirito che ha animato l’impresa di Makuka Nkoloso racchiudendo quella vena di nostalgia verso desideri “impossibili” che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita.

 

Gli scatti sono stati realizzati dall’autrice ad Alicante, sua città natale, nei sobborghi di Madrid, in Senegal e sul Mar Morto. L’atmosfera rimanda ai b-movie di fantascienza degli anni Sessanta. Il suo vocabolario visivo attinge a fumetti e film come Barbarella, Attack of the 50 Foot Woman e The Incredible Shrinking Man. Anche il suo modo di lavorare ricorda quello delle produzioni cinematografiche low cost: i costumi (realizzati dalla nonna), il casting e le location sono scelte col solo fine di poter raccontare una storia e renderla accessibile al pubblico.
A questo mix fantastico di realtà e finizione appartengono gli “afronauti” di Cristina De Middel, strane creature che si muovono leggere, indossano tute spaziali dai colori sgargianti protetti da caschi che sembrano grandi bolle di sapone, abbracciano elefanti e sognano ad occhi aperti. La mostra The Afronauts è stata allestita nel 2013 ai Chiostri di San Pietro nell’ambito di Fotografia Europea.

 

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