Roberta Biagiarelli_Figlie dell’epoca

Condividi:

“Figlie dell’epoca, donne di pace in tempo di guerra”

Roberta Biagiarelli attinge al suo monologo creato ormai cinque anni fa, una indagine su un fatto storico poco conosciuto per fare emergere attraverso lo spettacolo un protagonismo femminile nel tempo drammatico della prima guerra mondiale. Un monologo di genere e di pace per far conoscere l’auto convocazione il 28 aprile 1915 all’Aja ( in Olanda) del Congresso Internazionale femminile per discutere del ruolo delle donne per la diffusione di una cultura di pace. In questo cosmo popolato di donne mette al centro del racconto l’americana  Jane Addams ( 1860-1935), premio Nobel per la pace nel 1931: “Il bene che assicuriamo per noi stessi è precario e incerto fino a quando non viene assicurato a noi tutti e incorporato nella nostra vita comune”.  Il presente si legge sempre attraverso la conoscenza del passato.

Premio del pubblico al 14° festival teatrale di resistenza 2015 – Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria
Spettacolo vincitore dell’edizione 2015 del Premio Sonia Bonacina

Siamo figli dell’epoca
l’epoca è politica (…)
Che ti piaccia o no
i tuoi geni hanno un passato politico
la tua pelle una sfumatura politica
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza
ciò di cui taci ha una valenza (…)

Wislawa Szymborska

Brano estratto dal monologo “Figlie dell’epoca, donne di pace in tempo di guerra”
di e con Roberta Biagiarelli
drammaturgia Simona Gonella
advisor storico Gemma Bigi
assistente Erica Girolimetti
co-produzione La Corte Ospitale e Babelia & C.-progetti culturali
In collaborazione con IstoreCo – Reggio Emilia
con il sostegno di Converse
grazie a Bruna Bianchi, Raffaella Podreider, Maria Grazia Suriano, Stefania Azzolina, Kanita Focak, Paolo Ruiz, Andrea Rossini

“Il Novecento si apre e si chiude a Sarajevo”.

Frase consumata, ma efficace per creare un ponte tra l’inizio della Grande Guerra e le macerie dell’ultima guerra consumata in terra d’Europa: il conflitto tra gli stati dell’ex- Jugoslavia.
Ecco, io quel conflitto l’ho attraversato e lo conosco a fondo. Sono oltre venti anni che ne parlo attraverso le parole di un’altra testimonianza teatrale, il genocidio di Srebrenica, che abito nelle sue conseguenze, come artista e come essere umano, nei miei viaggi, progetti ed azioni concrete nei confronti della Bosnia-Herzegovina ed in particolare delle sue donne. Il conflitto della prima guerra mondiale invece lo conoscevo poco, era storia di libri, di scuola, di film. E questo Centenario passato (1915-18 – 2015-2018) mi ha offerto l’opportunità di studiare un episodio sconosciuto, ma fortemente moderno: l’auto convocazione il 28 aprile 1915 all’Aja del Congresso Internazionale femminile per discutere del ruolo delle donne per la diffusione di una cultura di pace.

Ho cercato un catalogo di voci, corpi, persone che non sono partite per il fronte – cose da uomini – ma che sono ugualmente a modo loro andate in “guerra” come crocerossine, operaie, braccianti, ma anche come intellettuali, pensatrici, pacifiste e antimilitariste. Ho scoperto che 1.136 di loro hanno fatto del pacifismo in tempo di guerra, un evento che trascende ogni mia immaginazione e ho cercato di posizionarmi io rispetto ad un evento che ha segnato così profondamente la storia ed il territorio europeo. Attraversando i confini di un continente in guerra, donne di tutta Europa e d’America si radunarono per parlare di pace (delle 1.136 donne autoconvocate il numero salì a 2.000 in quattro giorni di Congresso). Mi sono messa a confronto con quelle donne e ho tentato la strada di un dialogo, di una rappresentazione, di una memoria; sono entrata nelle loro storie, ho aggiungo le mie di tutti questi anni di Bosnia, di artista, di donna e ho tracciato una linea immaginaria tra me e loro. Sono diventata un ponte tra le donne di ieri e le donne di oggi.

Ho deciso di dare voce all’unica italiana presente al Congresso: Rosa Genoni, valtellinese di nascita, milanese d’adozione, sartina prima e stilista affermata poi, una vita che è icona del femminismo, del pacifismo, dell’assunzione di responsabilità; Margherita Parodi Kaiser, unica crocerossina medaglia di bronzo al valore sepolta fra i 100.000 soldati del Sacrario di Redipuglia. E l’americana Jane Addams, premio Nobel per la Pace nel 1931, simbolo del femminismo mondiale e di un’altra italiana Paolina Schiff, milanese pure lei, che al Congresso non poté andare e scrisse una lettera esemplare che getta le basi per la futura Unione Europea. E di altre “figlie della loro epoca”. E di me rispetto a loro. Me ne occupo e vedo cosa resta…Creo un cosmo popolato da donne con biografie esemplari dentro al flusso della Storia.
Uno spettacolo di genere e di pace, per fare emergere un protagonismo al femminile appartenente al passato e vedere cosa resta oggi.

Roberta Biagiarelli 

Trailer ‘Figlie dell’Epoca’

Roberta Biagiarelli, artista multidisciplinare, dal 1985 esercita la sua attività di attrice e autrice teatrale. Fonda nel 2002 l’associazione Babelia & C.- progetti culturali per dedicarsi con maggior slancio alla ricerca, produzione ed interpretazione di temi sociali, storici e politici. Tra gli altri è interprete dei seguenti spettacoli : Srebrenica, Reportage Chernobyl, Falluja, Resistenti, Il poema  dei monti naviganti, l’Altra Opera, Giuseppe Verdi agricoltore, Figlie dell’epoca _ donne di pace in tempo di guerra, MigrAntenate_le Custodi dell’Altro. Produce ed interpreta i seguenti documentari: Souvenir Srebrenica (2006), La neve di giugno (2007), la Transumanza della Pace (2012). E’ esperta di Balcani con una particolare vocazione al genocidio di Srebrenica. Per la specificità dei temi trattati nei suoi progetti e il suo radicamento al presente la porta ad aprirsi a collaborazioni con ambiti riguardanti la Cooperazione internazionale, Ong e altri soggetti impegnati nel sociale. Ha curato di recente la pubblicazione editoriale “Dal libro dell’esodo” 

Piemme edizioni.

Condividi: