“Hair”: i ribelli della pace

Condividi:

Contributo video di Sandra Campanini dell’ Ufficio cinema del Comune di Reggio Emilia, che commenta il film “Hair” di Miloš Forman: uno dei musical più celebrati e amati della storia del cinema che ha raccontato, a un decennio di distanza e con l’ausilio di una colonna sonora indimenticabile, i sogni di pace e libertà di una generazione che cercò di opporsi al conformismo, alle ingiustizie sociali e alla guerra.

“Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione tolleranza e verità non più ipocrisia e scherno. I nostri sogni e i nostri ideali diventeranno reali Una rivelazione mistica, limpida come il cristallo ed una vera liberazione della mente.” 
Dal brano “Aquarius”

Hair, girato da Miloš Forman nel 1979 e considerato uno tra i più bei musical della storia del cinema, rappresenta l’incontro del regista di Gli amori di una bionda (1965), Taking Off (1971), Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) e successivamente, tra gli altri,  di Ragtime (1981), Amadeus (1984), Larry Flynt (1996) e Man on the Moon (1999), con un genere cinematografico nuovo nella sua filmografia e con la Storia, quella degli anni della contestazione, ma  in un periodo ormai “fuori dal tempo”, alle soglie di quegli anni ’80 che ne avrebbero dimenticato lo spirito e gli ideali.
L’omonia opera di James Rado e Gerome Ragni con le musiche di Galt MacDermot,  dal quale Forman trasse l’idea del film, debuttò il 17 ottobre 1967 prima in un teatro off, per poi campeggiare nei cartelloni di Broadway per tutto il ’68 e oltre, diventando  il musical simbolo della controcultura hippie giunta al suo culmine e del movimento pacifista che si opponeva alla guerra del Vietnam. Attraverso la danza e la musica, esprimeva  il desiderio di vita, di pace e di libertà di una generazione nata subito dopo o negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, cresciuta con l’incubo della Guerra Fredda e di un nuovo olocausto nucleare e poi costretta a fronteggiare altre due guerre, quella di Corea – un’altra guerra di padri e fratelli maggiori – e quella del Vietnam, che li avrebbe coinvolti in prima persona come giovani adulti.

La ribellione contro la guerra, il consumismo, la mediocrità e le convenzioni della vita borghese, contro il mito del successo e la conseguente fuga dalla famiglia alla ricerca di una nuova libertà tra coetanei per la costruzione di un mondo diverso, sono gli elementi  dell’opera originale che rivivono nel film di Forman, ma in un contesto sociale ormai lontano: alla vigilia dell’era reaganiana, il mondo di fuori sta cambiando e l’Era dell’Acquario, soprattutto attraverso l’indimenticabile colonna sonora, ci trasmette i suoi ultimi bagliori.  Il libero amore, la riscoperta del corpo, il rifiuto dell’abbigliamento borghese, i capelli lunghi come simbolo di trasgressione ma soprattutto della volontà di essere liberi nel corpo e nella mente, il mito del viaggio senza meta perchè la meta sono l’avventura e il movimento, conservano nel film una forza allo stesso tempo esuberante e malinconica, perchè il finale, diverso da quello del musical, non è quello che noi ci aspettavamo, nè quello che i protagonisti del film, probabilmente, avevano previsto. La controcultura torna a scontrarsi con la dura realtà del Sistema: l’esercito, il taglio dei capelli, la partenza per la guerra, e poi? I caduti riportati a casa, due Americhe che procedono una accanto all’altra, la bandiera a stelle e strisce e quella della pace, mentre la Storia, in tutti questi anni,  ha fatto la sua strada e ci ha portati a dove siamo ora.

Ma il fascino del film rimane, e non solo per la musica, che la memoria è più incline a conservare; non solo per l’emozione che ancora si prova di fronte alla scena dei soldati in partenza, quasi inghiottiti dall’aereo che li porterà in Vietnam, sulle note iniziali di “Let the Sunshine In”, che poi proseguono davanti al cimitero dei caduti e sulla corsa finale di centinaia, migliaia di giovani davanti alla Casa Bianca. Quello che non va perduto e che si conserva nel finale, è il fascino della libertà, il senso e il valore della giovinezza, dei suoi sogni, dei suoi desideri , e quella  volontà di migliorare il mondo che la Storia non può fermare.

www.cinetecadibologna.it
facebook/CinetecaBologna

Condividi: