Stefania Vasques_La rivoluzione dell’architettura e del design

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Liberta. La rivoluzione dell’architettura e del design
di Stefania Vasques

Libertà….

È una parola che io amo forse e la parola che amo di più nella sua accezione più pura, senza leggi che la tutelano e pensieri che la interpretano.
Libertà di azione, di pensiero, di muoversi, di viaggiare, di amare, di fare, di sognare. L’utopia di un pensiero superiore a qualsiasi realtà che l’umanità stessa è stata in grado di produrre. Quale il confine? Il rispetto della libertà stessa. E come possiamo garantire libertà con l’architettura e il design?
Parlare di architettura o design e libertà si può, anzi si deve. Credo necessario che questo diktat sia d’obbligo per ogni disciplina. 
Quello che dagli anni 50 in poi è stato prodotto e che ha devastato la terra, non si può più fare. Bisogna riportare al primo posto l’uomo e non più l’economia. L’economia fine a se stessa, che si rigenera per se stessa è diventata una macchina infernale a danno della stessa umanità che l’ha partorita. Un grande robot impazzito, insensibile che calpesta qualunque cosa incontra nel suo cammino e che non riesce più a vedere la bellezza. L’ architetto non deve rappresentare sé ma comprendere e interpretare le esigenze di chi abita uno spazio e il suo tempo e l’architettura quindi non può essere in nessun modo a servizio dell’economia. Diventa obbligatorio cominciare a esplorare altri modi di costruire nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente tutto. Oggile abitazioni in classe “A” sono edifici che per usufruire degli incentivi, debbono rispondere a requisiti di “Trasmittanza” (trasmissione del calore). Per essere soddisfatti è necessario usare materiali plastici che non lasciano traspirare i muri, le finestre e altro ancora, con l’evidente rischio di rendere gli spazi privi di ricambio di aria naturale, oltre che fortemente inquinanti sia per chi li abita che per l’ambiente. I muri sono come la pelle debbono respirare.
Giancarlo De Carlo parlando di architettura ammetteva che l’Architettura fosse “troppo importante per lasciarla agli architetti”. L’Architettura è di tutti, è per l’uomo e per il suo tempo, deve acoglierlo a sé e lasciarlo libero di esprimersi.
E questo tempo richiede una architettura snella, leggera, che non inquina, che fa uso di materiali naturali (bio-edilizia), che si integra con la natura, che non è speculativa ma è per l’uomo, che usa solo fonti rinnovabili e perché no che educhi anche ad altri modi di abitare eliminando il superfluo. 

L’architettura e il design possono avere un ruolo fondamentale nella revisione di questa gerarchia e nel fare la rivoluzione.
Oggi la pandemia sembra che abbia leso la nostra libertà di azione ma al contempo ci ha dato una nuova visione, ha allargato i nostri orizzonti ci ha fatto vedere oltre le mura domestiche che il grande e sconfinato mondo è solo una grande città accomunata dalla stessa realtà e per la prima volta nella storia assistiamo a un grande contro-esodo dalle grandi città. Chi ha potuto è tornato nel proprio paesino di origine, dalla famiglia, chi ha raggiunto la campagna, ma certamente tutti abbiamo sentito il bisogno della natura e la natura “grande madre” si affacciata per farsi sentire anche nelle città per ricordarci a tutti quanta è bella e profumata.
Chi urla complotto, chi urla punizione divina, chi parla di errore umano, chi di allineamento astrale di pianeti, chi di inquinamento, chi di coincidenza senza senso …non lo sapremo mai ma una cosa è certa c’è un rinnovato bisogno dei luoghiliberi dagli agglomerati urbani, nasce l’esigenza di scrollarci di dosso i pesanti orizzonti di cemento. E lo smart-working abbatte i confini.
Ecco delle soluzioni che permettono di “costruire” a impatto zero realtà economicamente appetibili a molti senza dimenticare la bellezza ma che consentono anche di immaginare una rigenerazione dello spazio pubblico, di riattivazione aree periferiche, degradate, senza servizi per creare nuovi scenari.

Una casa duttile, leggera, economica per tutti, senza strada, ne numero civico, una roulotte a forma di casa, vere e propria soluzioni abitative, nomadi, ma anche, perché no definitive, in luoghi immersi nella natura, come la casa “Pop up” di Brette Haus – www.brette.haus. Una casa prefabbricata, un modulo abitativo di 49 mq replicabile (a partire da 35 mila euro), si costruisce assemblando le varie parti fino a ottenere una casa completa di cablaggi e impianti. Può essere installata dove vuoi e con tutto quello che serve per vivere. L’inutile e il superfluo viene lasciato fuori dalla porta senza rinunciare alla bellezza e al comfort. La casa viene consegnata in un container e si espande di oltre il 100%, come se fosse un pop-up, e può essere posizionata ovunque, a patto che sia una superficie piana, in meno di tre ore. I moduli possono essere usati come rifugio, casa vacanze, casa sull’albero, o abitazione temporanea, turismo o emergenza. Le dimensioni ridotte permettono diverse modalità di trasporto e installazione. Il concept propone l’uso del legno, materiale per eccellenza naturale, ecologico e ecocompatibile. La facciata e gli interni possono essere modificabili e flessibili, in modo che l’unità, nelle sue finiture, possano essere usate in siti e contesti diversi.


Progettazione architettonica con il quale già alcune autorevoli voci del passato si erano misurati: tra i casi eccellenti, vale la pena ricordare la casa prefabbricata in legno Capanno” di Le Corbusiere la casa “acciaio e vetro” di Jean Prouvé. Dimensioni contenute, impianti planimetrici scrupolosamente studiati, utilizzo di materiali sostenibili, affidabilità nel lungo periodo caratterizzano anche le Muji house, altro fenomeno da osservare con attenzione anche per la versatilità di impiego delle soluzioni abitative proposte.


Come afferma Steven Holl in Parallax“l’Architettura è scienza, ma per metà è anche sensazione: queste due discipline così lontane tra loro possono incontrarsi solo nel campo architettonico, uno spazio che dialoga con la razionalità e il sogno“. Case mobili“trasportabili” su ruote, sull’acqua, su strada leggere, costruite principalmente in legno e soprattutto edificabili in un batter d’occhio la “Tiny houses, progettata dallo studio madrilenguo di giovani creativi, Abaton. Case piccoline, dette “zero bollette”, rispondono all’esigenza di spendere poco e di vivere lo spazio senza limiti e confini liberi, fuori dagli schemi.


“L’Architettura è fatta di materia, è concreta, ma è fatta anche di luce, di vuoto, di suoni, di emozioni.” E per essere tale deve essere “ libera“ e per essere libera deve essere “ sana” e per essere “ sana” non deve inquinare né chi la abita, né l’ambiente che la circonda e quindi deve scegliere materiali di origine naturale o organica come le fonti di energia che utilizza, che debbono essere rinnovabili. Insomma l’architettura per essere libera e sana non deve “disturbare” non deve inquinare e integrarsi con rispetto nel luogo che la ospita la “Terra”. 
Un gruppo di architetti e ingegneri “Moca” ha messo a punto un sistema di costruzione facilmente trasportabile a bassissimo impatto ambientale e di costo realmente accessibile, ripescando dalla tradizione dei nostri antichi progenitori costruttori. Siamo intorno ai 400 euro al mq. In questo caso la casa non è trasportabile, ma considerabile come un prefabbricato libera da noiosi e onerosi permessi di costruire. L’utilizzo di materiali naturali, riciclati e riciclabili di elevata durabilità termoisolanti e fono-assorbenti, consente di ottenere un prodotto low-cost in elevata classe energetica e ambientale e al contempo di grande comfort.
La struttura portante è realizzata con un sistema di incastri di legni riciclati montato a terra attraverso una tecnologia a “secco” trasportati manualmente da sole due persone nel luogo in cui sorgerà la nuova costruzione. Le parete divisorie di confine sono riempite di paglia e l’intonaco esterno e relativo cappotto è realizzato con un impasto di paglia e fango .

La paglia è infatti uno dei materiali naturali che, insieme al legno, si sta cercando di rivalutare, anche se in misura minore. E’ il materiale più economico fra quelli in usooggi, ottimo isolante naturale senza effetti nocivi sulla salute. La paglia inoltre lavorata insieme alla calce e al legno, lega in modo compatto creando delle solide strutture. E’ un ottimo materiale fonoassorbente naturale, non occorre quindi andare ad integrare altri strati di guaine e simili per ottenere ciò che riesce a fare da sola. E’ anche un materiale altamente traspirante e assicura un corretto ricambio d’aria costante all’interno degli ambienti. La casa si può definire davvero salubre. Puoi dire addio a muffe e condense. Uno spazio, così come un’idea non possono essere imposti. L’uomo deve essere capace di muoversi e pensare liberamente questo è possibile solo attraverso un ambiente che non contragga i suoi sentimenti o conteggia i suoi desideri ma anzi possa diventare una libera espressione delle sue esigenze.

L’auto-costruzione una risposta alla libera possibilità di esprimere il proprio spazio.

Esistono diversi esempi di aziende che propongono l’auto-costruzione o corsi per creare il proprio rifugio, metodo molto diffuso al nord Europa.


Questo gruppo di sognatori ha superato i limiti imposti dalla materia stessa e la lorovisione diventa realtà: il Método Canya VivaUnita’ abitative interamente costruite con le canne e fango ma anche strutture collettive monumentali. CanyaViva si impegna per la diffusione di capacità tecniche e competenze specifiche, offrendo strumenti necessari per costruirsi il proprio spazio utilizzando le risorse locali, con un costo minimo e senza spesa di energia combustibile. Il sistema prevede di costruire delle strutture portanti con dei particolari intrecci di canne legate con corde che tengono conto della struttura interna della canna stessa in grado di creare cupole alte fino a 12 mt, rivestite successivamente di teli di iuta e successivamente intonacate con fango e paglia. Recentemente si è scoperto che le sue qualità non sono solo legate all’elasticità, leggerezza e resistenzache ne consentono un vario uso in edilizia, ma anche a livello fitodepurativo ed energetico che la rende ideale per la riqualifica di suoli marginali e contro il dissesto idrogeologico.

CanyaViva si impegna per la diffusione di capacità tecniche e competenze specifiche, offrendo strumenti necessari per costruirsi il proprio spazio utilizzando le risorse locali, con un costo minimo e senza spesa di energia combustibile.Viene incoraggiata l’autocostruzione e la diffusione delle tecniche e delle competenze necessarie per apprendere questo un metodo di lavoro collaborativo e comunitario e promuovere una forma di vita più sostenibile, libera e indipendente.


Con lo stesso rigore potrei dire che anche il design si debba allineare alle esigenze di abbandonare il superfluo: Il gadget l’oggetto fine a se stesso, il “gingillo“. Diventa necessario concepire rigorosamente oggetti “utili” direi “indispensabili” facendo uso solo di maestrie artigiane e materie prime con uno sguardo sempre al contemporaneo e alla qualità. La quantità indiscriminata va bandita come un crimine nei confronti dell’umanità. E il designer non può essere più colluso con questo sistema sovrabbondante. E’ folle pensare in un mondo saturo di “non – oggetti” di produrne ancora oggetti per un uso veloce e per essere poi buttati spesso nell’indifferenziato. Oggetti che oltre ad inquinare per essere prodotti, occupare spazio fisico, nella loro breve vita, inutilmente nelle nostre case, inquinare anche nello scarto e nella gestione che richiedono (trasporto, vendita e persino nell’uso di prodotti tossici per pulirli a casa) ci inquinano anche i pensieri e ci corrompono l’anima. I mobili ridotti all’essenziale contenitori e strumenti per il riposo. I colori e materia prima di origine naturale. Tutto rigorosamente di fattura artigiana o industria artigiana.
 “Cradle to cradle” dalla culla alla culla propone un sistema economico possibile applicabile a qualsiasi industria.

Oggi il design deve inventare nuovi scenari di vita domestica. …..credo che oggi la libertà l’abbiamo sperimentata ed è quella del silenzio della aria pulita del tempo e quella degli animali che con disinvoltura si riappropriano degli spazi negati del frastuono degli uomini. Sogno un futuro libero fatto di oggetti, abitazioni ed edifici pubblici “belli” perfettamente integrati con l’ambiente e utili per le esigenze di un uomo “libero” dall’avere e centrato sulla’ “essere”.
E chissà forse alleggeriti da tutti questi pesi inutili che ci trasciniamo e ci appesantiscono, un giorno potremo anche volare ……viva la libertà


Stefania Vasques Studio

Stefania Vasques Stefania Vasques nasce a Catania. Vive e lavora a Milano. Architetto, designer e stylist collabora con le migliori testate che si occupano di arredamento e design. Collabora come designer con L’abitare, Corrado Corradi, Diamantini e Domeniconi, Danese e Sambonet. Fa parte di un gruppo di designer “Officina Temporanea” che insieme ad “Artigiani officina” autoproducono pezzi di serie limitata, espressione di un tema o di un uso. Crede che il compito del designer sia quello di creare oggetti “utili”. Ama tutto quello che spontaneamente offre la natura perché ricco di una saggezza antica e di una conoscenza ancora da scoprire. Ama il bello come risorsa per tutti e come valore. Ama l’arte, la cioccolata, la bicicletta, i pannelli solari, il fotovoltaico, l’olio di oliva, l’olio di colza, la Sicilia, la sua famiglia, gli amici, Officina Temporanea, Klab, il mare, gli alberi, le piante officinali e aromatiche, la medicina naturale e tutta la gente di buona volontà.

Ph. Giorgio Possenti 

 

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