Stefania Vasques _Storia di Charlotte Perriand

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Charlotte Perriand: storia di una donna designer straordinaria

Charlotte Perriand  (Parigi24 ottobre 1903 – Parigi27 ottobre 1999 ebbe una vita lunga e densa di attività e può essere indicata fra i fondatori del design contemporaneo, per chi non la conosce, era una designer, ma non una qualsiasi: è stata, infatti, una delle figure più influenti del XX secolo.  Il 2019 segna il ventennio della sua morte.
Iniziò la sua carriera a soli 24 anni come assistente di Le Corbusier e divenne in poco tempo un elemento cardine dello studio: a lei si deve la maggior parte dei brevetti più significativi della compagnia. Perriand stessa affermò che lei, Le Corbusier e Pierre Jeanneret erano come tre dita della stessa mano.
Solo dopo la pubblicazione  “Io, Charlotte” nel 2018  sempre più persone sono venute a conoscenza dei numerosi e iconici prodotti creati da Perriand erroneamente attribuiti a Le Corbusier. Viveva all’ombra dei colleghi uomini. Non ricevette quasi  nessun riconoscimento da Le Corbusier e Jeanneret, nonostante avesse progettato per lo studio gli interni di numerose commissioni pubbliche e  nonostante fu la creatrice  di molte opere di design oggi icone del design contemporaneo, come ad esempio la chaise longue LC4, tuttora in produzione, considerata come uno dei pezzi di design più significativi del XX secolo.

Questa sedia prodotta inizialmente da Thonet venne definita dallo stesso Le Corbusier “vera macchina per riposare”.  Pensata da una donna per le donne partendo dal pensiero del riposo nei diversi mesi della gravidanza con il suo sistema basculante permette di collocare la seduta nella posizione più congeniale.
Visionaria e progressista vedeva  Il design come uno strumento centrale  per rendere la  la società più equa. Come Le Corbusier, credeva che gli oggetti di cui ci circondiamo e gli spazi che abitiamo definissero il nostro stato mentale. A partire da questa idea trasformò le sue idee in azioni, creando un immaginario estetico basato su funzionalità e razionalità al servizio di un mondo migliore.  A questo proposito un tema di grande importanza nella progettazioni degli interni ha a che fare con uno dei soggetti più quotidiani: lo stoccaggio. A questo riguardo, Perriand disse: “Qual è un elemento cruciale della vita domestica? Possiamo rispondere immediatamente: lo stoccaggio. Senza un luogo di archiviazione ben pianificato, è impossibile avere spazio nella propria casa.” Uno spazio ordinato è un elemento essenziale per diminuire l’ansia e migliorare la qualità della nostra vita, tanto privata quanto professionale”.

Un’altra citazione dal libro di Perriand: “Tutto cambia molto velocemente, e ciò che è arte oggi, non lo sarà domani. L’adattamento deve essere un processo costante  –  è qualcosa che dobbiamo riconoscere ed accettare. Viviamo in un tempo di transizione.” Come dimostrato ampiamente dal suo lavoro, la sua intenzione non era quella di suggerire ai designer di dedicarsi a mode passeggere. Al contrario, Perriand sosteneva che i designer fossero degli artisti e fu tra i primi promotori della responsabilità dei designer di far progredire la cultura anticipando l’inevitabile necessità cambiamento.
Nonostante il sessismo del tempo, Perriand riuscì a sviluppare la propria carriera e a dare vita alla sua creatività. Diventò amica di alcuni tra gli artisti e pensatori più famosi del XX secolo, come Fernand Léger e Jean Prouvé che riconobbe il suo genio. Io, Charlotte racconta la vita della designer con le sue stesse parole. Descrive le preoccupazioni esistenziali con le quali lottò durante tutta la sua carriera e narra dei suoi viaggi intorno al mondo e dei suoi “incontri”.  Nel 1930 intraprese un lungo viaggio in Unione Sovietica, che la mise in contatto con l’ambiente fertile di idee del costruttivismo russo. Fu una delle poche donne a partecipare al IV CIAM ad Atene. Nel 1940, mentre la Germania stava invadendo la Francia, Charlotte si imbarcò per il Giappone, dove era stata invitata a tenere un seminario sul nuovo design. Vi ebbe occasione di realizzare prototipi con un gruppo di studenti e, successivamente, un’importante esposizione. Dopo l’entrata in guerra del Giappone con gli Stati Uniti, ella fu segregata. Con avventurose vicende, raccontate nella sua autobiografia, riuscì a sopravvivere alla catastrofica guerra e ritornò in Francia nel 1946, con il nuovo marito e la figlia avuta in quegli anni.

In Giappone: lì scoprì che i concetti fondanti della filosofia Zen e della cultura giapponese erano in linea con la sua visione del mondo. Eesperienze che l’avevano indirizzata verso nuove scoperte estetiche che ritroviamo nella Casa del Tè giapponese, progettata per la sede centrale dell’UNESCO a Parigi.  Qui lo spazio è formale, compost ordinato essenziale, e con esso gli arredi sono utili ed estetici ma al contempo raccontano la profondità della funzione sociale per la quale sono stati creati. 

Perriand con il suo lavoro ci chiede di riflettere su quale sia la nostra idea di un mondo bello, estetico essenziale utile una visione direi indispensabile oggi dove il mondo richiede di bandire gli sprechi inquinanti del pensiero, dell’ambiente e dell’anima, concependo un design al servizio del bene più ampio. Con le sue stesse parole, “in ogni decisione importante c’è un’opzione che rappresenta la vita, ed è lì che deve ricadere la tua scelta.”  Salutiamo questa donna – ironica – coraggio e ringraziamo la sua generosa ricchezza immaginativa che ha nutrito per tutta la vita a qualunque costo regalando al mondo del design dei contenuti straordinariamente contemporanei e visioni di scenari futuri ancora da conquistare per il bene di tutti.


Stefania Vasques

Stefania Vasques Studio

Stefania Vasques nasce a Catania. Vive e lavora a Milano. Architetto, designer e stylist collabora con le migliori testate che si occupano di arredamento e design. Collabora come designer con L’abitare, Corrado Corradi, Diamantini e Domeniconi, Danese e Sambonet. Fa parte di un gruppo di designer “Officina Temporanea” che insieme ad “Artigiani officina” autoproducono pezzi di serie limitata, espressione di un tema o di un uso. Crede che il compito del designer sia quello di creare oggetti “utili”.

Ama tutto quello che spontaneamente offre la natura perché ricco di una saggezza antica e di una conoscenza ancora da scoprire. Ama il bello come risorsa per tutti e come valore. Ama l’arte, la cioccolata, la bicicletta, i pannelli solari, il fotovoltaico, l’olio di oliva, l’olio di colza, la Sicilia, la sua famiglia, gli amici, Officina Temporanea, Klab, il mare, gli alberi, le piante officinali e aromatiche, la medicina naturale e tutta la gente di buona volontà.

Ph. Giorgio Possenti 

 

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