Le ragazze delle stelle

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“E’ così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste” Margherita Hack

È stato recentemente celebrato il bicentenario della nascita, avvenuta a Reggio Emilia nel 1818, di Padre Angelo Secchi, internazionalmente riconosciuto come colui che, analizzando per primo la luce delle stelle tramite lo spettroscopio, ha posto le basi della classificazione stellare, ha iniziato a comprendere la composizione chimica degli astri e ha dato inizio all’Astrofisica.
Secchi aveva osservato, con lavoro “lungo e faticosissimo” al telescopio, 4000 stelle, distinguendo 4 classi principali. Il testimone di questo minuzioso e pionieristico lavoro di analisi verrà raccolto e perfezionato da una donna, l’americana Annie Jump Cannon (1863-1941).
La giovane Annie, nonostante le promettenti capacità e il diploma in Fisica, a causa di una quasi totale sordità, e della sua condizione femminile, faticò a trovare un impiego. Solo a 33 anni ebbe un incarico nel gruppo di “calcolatrici” di Edward Pickering, direttore dell’Osservatorio astronomico di Harvard. Si trattava di un nutrito team di giovani donne incaricate di svolgere i compiti oggi delegati ai computer: macinare calcoli ed esaminare e ordinare grandi moli di dati. Lavoro imponente quanto sottopagato, 25 centesimi l’ora, per sette ore al giorno, sei giorni alla settimana.

Alla Cannon fu affidato il compito di redigere, lavorando su lastre fotografiche, un catalogo degli spettri stellari, l’oggetto degli studi di Secchi. Compito che affrontò a testa bassa, con impressionante precisione e velocità di lavoro. In decenni di osservazioni potè esaminare gli spettri di oltre 300.000 stelle, cercando di decifrare tra le sottili righe degli spettri analogie e differenze. Non si limitò all’accumulo di dati: recependo e ampliando la prima classificazione di Padre Angelo Secchi, sviluppò un quadro teorico che concretizzò in un proprio schema di classificazione, che ordinava le stelle in 7 principali classi: O, B, A, F, G, K, M. Si tratta della famosa Classificazione di Harvard, tuttora internazionalmente utilizzata (e che gli studenti di tutto il mondo ricordano grazie alla frase “Oh, Be A Fine Girl Kiss Me”). Classificò inoltre circa 300 stelle variabili, molte delle quali da lei scoperte, e nel corso di una carriera di quasi 40 anni, diventò uno dei principali astronomi del suo tempo – di qualsiasi genere.

Annie Cannon ottenne solo dopo anni di osservazioni la laurea in Fisica, nel 1907. Seguirono dottorati onorari da diverse università, fu inserita tra le 12 più grandi donne americane viventi, ebbe diversi riconoscimenti, tra cui la Medaglia Henry Draper dall’Accademia Nazionale delle Scienze, consegnatale come “one of the highest honors attainable by astronomers of any sex, race, religion, or political preference”, e fu eletta, prima donna, alla American Astronomical Society.
Solo nel 1938, però, ottenne il posto permanente di Astronomo ad Harvard.
Affiancò alla sua attività nel campo dell’astronomia, l’impegno politico a favore del voto alle donne e fu membro del Partito Nazionale Femminile.
Nella targa collocata davanti alla casa natale si legge: “Her long career paved the way for women in science”

Il nome di Annie Cannon è solo uno dei tanti nomi femminili che hanno segnato, spesso in modo oscuro, la storia dell’astronomia, a partire da Ipazia, matematica, astronoma e filosofa greca, vissuta ad Alessandria d’Egitto tra il 360 circa e il 415 d.C..

Carolina Herschel (1750-1848) fu una delle prime donne a dare un importante contributo scientifico all’astronomia, lavorò a lungo con il più famoso fratello, l’astronomo William Herschel, rimanendone immeritatamente nell’ombra. Cantante lirica di professione e cacciatrice di comete per passione (ne scoprì ben 6), fu la prima donna a essere insignita del titolo di membro onorario della Royal Astronomical Society.

Tra le calcolatrici di Pickering ruolo primario nella storia dell’astronomia ebbe Henrietta Leavitt (1868-1921), collega della Cannnon e come lei afflitta dal problema della sordità, assunta ad Harvard per misurare e catalogare la luminosità delle stelle. Capace di dipanare tra la mole di dati i tenui fili di informazioni cruciali scoprì, catalogando centinaia di stelle variabili, una relazione tra periodo e luminosità e fornì per la prima volta agli astronomi uno strumento per calcolare le distanze nell’universo.

Di poco più giovane, Cecilia Payne-Gaposchin (1900-1979), sempre ad Harvard, trovò una stretta correlazione tra la classe spettrale delle stelle e la loro temperatura e indicò l’idrogeno come il maggior costituente del Sole.

In tempi più recenti a Vera Rubin, che non potè frequentare, perché donna, un corso di specializzazione in astronomia alla Princeton University (precluso alle donne fino al 1975) si deve la scoperta delle anomalie del moto delle galassie che ha portato a formulare l’esistenza della materia oscura. Vera affiancava alle ricerche l’insegnamento e le cure della famiglia e dei quattro figli e si adoperò durante tutta la vita per superare la discriminazione delle donne in campo scientifico. Fu la prima donna autorizzata ad utilizzare la strumentazione dell’osservatorio di Mount Palomar nel 1965. Il suo professore della scuola superiore l’aveva sconsigliata di dedicarsi alle materie scientifiche.

Senza dimenticare Margherita Hack (1922-2016), prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Grazie al contributo dato allo studio e alla classificazione spettrale di molte categorie di stelle è stata un riferimento dell’astrofisica mondiale L’imponente attività divulgativa ha contribuito ad avvicinare anche i non addetti ai temi astronomici, il forte impegno politico e sociale ne hanno fatto un personaggio di grande notorietà.

Silvia Chicchi,
Responsabile delle Collezioni Naturalistiche
dei Musei Civici di Reggio Emilia

Sito internet: www.musei.re.it
Pagina Facebook: @museicivicire
Instagram: museicivicire

 

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