Bestiario reggiano #2

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Noi siamo Giulia Manenti e Lucia Vecchi, siamo reggiano-casinesi ma da tanti anni viviamo a Barcellona, in Spagna. In questi strani giorni di primavera vorremmo condividere con voi le storie e le figure del nostro libro-gioco, che si chiama “bestiario reggiano”. Ogni settimana pubblicheremo una pagina del bestiario, con un’immagine e una storia. Il bestiario è per noi un progetto molto personale: vorremmo provare a condividere non solo il contenuto di ogni pagina, ma aggiungervi ogni volta altre immagini, musiche, o parole che aiutino a descrivere l’immaginario che le avvolge. Speriamo che vi piaccia!

bestiario reggiano è una raccolta di figure, espressioni e aneddoti del nostro territorio, ed è anche un gioco. Ci sono soprattutto animali, ma anche oggetti e personaggi. Si nutre di parole dialettali legate a diverse zone del reggiano e le mescola in ordine sparso.
bestiario reggiano racconta storie e vuole stimolare a raccontarne altre.
Il bestiario reggiano è pubblicato da corsiero editore, il progetto grafico è di studio bif (Giulia Manenti e Lucia Vecchi).

www.studiobif.com instagram@studiobif
www.bestiarioreggiano.com instagram/fb @bestiarioreggiano
www.corsieroeditore.it instagram @corsieroeditore

Il né sul filo dei panni

s.m. Nido. Nè d’ sòregh, nido di sorci, topaia.
Fâr e’ nè, fare il nido, sistemarsi.
Imparâr un nè, scoprire un nido d’uccelli.

“Mé, jo imparâ un nè ad mèrel.” “Cujela al sâ un nè ad scovaslini.”  (“Io ho trovato un nido di merli.” “Cujela conosce un nido di cinciallegre.”)  Andavamo a nidi. Chi ne trovava di più era un figo. Cujela era il migliore.
Ma non li distruggevamo, li tenevamo d’occhio e basta. Sapevamo quando c’erano le uova, quando c’erano i pladìn, i piccoli ancora senza piume, e quando c’erano i volòt, i pulcini con le piume, che provavano a volare.
(Questa storia ce l’ha raccontata Mario Manenti)

Illustrazione di Bert Kitchen, 1993 (dal libro The other arquitects, Gustavo Gili 2003)



I nidi simboleggiano fragilità, ma allo stesso tempo complessità. Oltre agli uccelli, anche ragni, insetti, formiche e termiti costruiscono spazi che gli permettono migliorare la sopravvivenza, cacciare, organizzarsi socialmente, proteggere e covare le uova.
Qui il link per vedere un nido di merli con i pladìn e i volòt:


I bambini della storia andavano a caccia di nidi, ma non li distruggevano.
Sembra che in questi giorni di confinamento e di poco intervento umano, gli uccelli abbiano cambiato le frequenze del loro canto. Qui sentirete il canto di un mèrel che i Beatles presero dagli archivi di Abbey Road quando registravano la canzone Blackbird (White album, The Beatles, 1968).
Il mèrel dei Beatles

 

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