bestiario reggiano #1

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Noi siamo Giulia Manenti e Lucia Vecchi, siamo reggiano-casinesi ma da tanti anni viviamo a Barcellona, in Spagna. In questi strani giorni di primavera vorremmo condividere con voi le storie e le figure del nostro libro-gioco, che si chiama “bestiario reggiano”. Ogni settimana pubblicheremo una pagina del bestiario, con un’immagine e una storia. Il bestiario è per noi un progetto molto personale: vorremmo provare a condividere non solo il contenuto di ogni pagina, ma aggiungervi ogni volta altre immagini, musiche, o parole che aiutino a descrivere l’immaginario che le avvolge. Speriamo che vi piaccia!

bestiario reggiano è una raccolta di figure, espressioni e aneddoti del nostro territorio, ed è anche un gioco. Ci sono soprattutto animali, ma anche oggetti e personaggi. Si nutre di parole dialettali legate a diverse zone del reggiano e le mescola in ordine sparso.
bestiario reggiano racconta storie e vuole stimolare a raccontarne altre.
Il bestiario reggiano è pubblicato da corsiero editore, il progetto grafico è di studio bif (Giulia Manenti e Lucia Vecchi).
www.studiobif.com instagram @studiobif
www.bestiarioreggiano.com instagram/fb @bestiarioreggiano
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Pita


La pita al balcone

pita s.f. 1. Tacchina. 2. Asso di denari. 3. Donna poco sveglia.
L’ha catâ la pita int’al sintêr, ha trovato la pita lungo la via, ossia ha sposato una donna ricca.
’Na pita da òt, una “pita da 8”, un rompiscatole.

Nel gioco delle busche chi fa più punti perde. Gli assi valgono tre punti, ma in montagna si gioca con la pita a otto anziché a tre. A ogni mano si contano i punti e chi perde paga agli altri tre, per cui era molto in voga accanirsi sul più sfigato del tavolo dandogli la pita a ogni mano. Da qui, quando uno sbologna un rompiballe a qualcun altro si dice “a ’l gh’à molâ la pita”, ovvero gli ha mollato la pita.
Quando giocavamo, il carico era ancora più tremendo se alla Pita si sommava Spenalzo, l’asso di bastoni, e allora si cantava: “Cos’è la Pita-a-a / senza Spenalzo-o-o” sull’aria di Ma che freddo fa di Nada (Questa storia ce l’ha raccontata Paolo Vecchi) .

La costruzione di una pita

Non può mancare la canzone di Nada, che cantavano quelli della bisca (se avete letto la storia, magari avrete già provato a cantarla). L’originale faceva “cos’è la vita-a-a, senza l’amore-e-e”. Qui il link:

Nada – Ma che freddo fa

E questa settimana, visto che il tema sono le donne, vorremmo omaggiarvi con un frammento del film “Berlinguer ti voglio bene” (1977) diretto da Giuseppe Bertolucci, che io e Giulia ci riguardiamo sempre il giorno dell’8 marzo. La donna, la donna, la donna…o ll’omo? La pita, la pita, la pita… o il ciocapiât?

Berlinguer ti voglio bene – il dibattito

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