Marionette e Avanguardia. Picasso • Depero • Klee • Sarzi

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Dic

La mostra, curata da James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani e fondatore di CIRCI – Centro Internazionale di Ricerca sulla Cultura dell’Infanzia, si sviluppa attorno al concetto di “quarta parete”, ovvero la capacità di coinvolgimento emotivo di uno spettacolo ben riuscito, capace di immergere lo spettatore nella storia messa in scena. Quando una marionetta rompe la quarta parete, conquista la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di sfumare quella divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita.

A capirlo sono stati gli artisti che, piuttosto che liquidare le marionette come semplici giochi per bambini, hanno guardato al gioco creativo come a una fonte di ispirazione estetica per cercare nuove modalità di espressione visiva.

Mentre alcuni artisti vedevano il potenziale delle marionette per immaginare un mondo migliore, i satirici usavano spettacoli trasgressivi e pungenti per attaccare l’establishment politico. Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del “teatro di figura”, gli artisti moderni usarono i burattini per criticare le condizioni politiche e sociali.

Ad accogliere i visitatori ci saranno i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917.

Poi una folla di marionette “alte e basse”, ovvero manipolate dal basso con le mani o attraverso un bastone dall’alto, dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, a quelle di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzate con materiali di recupero.

Il modo in cui gli oggetti possono essere portati in vita e le conseguenze della loro autonomia hanno affascinato tanti artisti futuristi italiani come Ettore Prampolini e Fortunato Depero: le marionette esprimevano un’estetica macchinica, erano astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale, catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico.

Grazie alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di Kleist Sul teatro delle marionette (1810), le marionette, i giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti: Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.

L’indagine si sposta quindi sull’avanguardia russa con “Le marionette e la Rivoluzione”. Quando Lenin e la moglie Natalia Krupskaya decisero di combattere l’analfabetismo e di formare il nuovo cittadino sovietico, capirono che l’uso delle marionette era l’ideale e, lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, hanno sperimentato nuove forme di teatro per bambini.

Alla fine del XIX secolo, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono ad apparire sulle scene europee. L’artista e illustratore austriaco Richard Teschner, in particolare, sviluppò l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante, che influenzò artisti da Parigi a Mosca.

L’esposizione si completa con un Omaggio a Otello Sarzi (Vigasio, VR 1922 – Reggio Emilia 2001) e con lui a Fellini, Strehler e Rodari, grazie alla stretta collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi. Nato da una tradizione di burattinai che durava da generazioni, Otello fu un giovane aiutante della compagnia itinerante di famiglia, per la quale vide il passaggio di novizi poi diventati famosi: tra gli altri, un giovane Federico Fellini.  Nel novembre 1951 Otello inizia la collaborazione con Gianni Rodari a Novara, realizzando maschere per i bambini con i personaggi Cipollino, Atomino e altri inventati da Rodari. Da quel momento Otello si dedica esclusivamente al teatro dei burattini, drammatizzando Alfred Jarry, Samuel Beckett e Bertolt Brecht e realizzando, con tecniche innovative, anche figure molto grandi.

Due teatrini da fiera, allestiti nelle sale a piano terra, consentiranno ai più piccoli di cimentarsi con il teatro di animazione e nei fine settimana, sarà interpretato anche da alcuni degli ultimi burattinai italiani. Vedendoli all’opera c’è da chiedersi: “I burattini vanno in paradiso quando muoiono?”, domanda del tutto naturale, collocandosi le marionette in una zona grigia, tra creature viventi e oggetti inanimati.

Consulta il sito di Palazzo Magnani per maggiori informazioni

Info

La mostra è promossa da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia, con la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia.

In collaborazione con Fondazione Famiglia SarziCIRCI, Centro Internazionale di Ricerca della Cultura e dell’Infanzia

Con il contributo di MIC-Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Fondazione ManodoriCamera di Commercio di Reggio Emilia

Sponsor: ASZ studio, Coopservice, FCR - Farmacie Comunali Riunite, NaturaSì

Fondazione Palazzo Magnani
Corso Garibaldi, 29-31
42121 Reggio Emilia

Tel. + 39 0522  44 44 46
Email: info@palazzomagnani.it
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Sito web: www.palazzomagnani.it
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A cura di: Fondazione Palazzo Magnani
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