E’ nata Amleta!

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 Un collettivo di attrici professioniste crea un’associazione di promozione sociale per combattere violenze e stereotipi nel mondo dello spettacolo.

Un percorso di cambiamento parte sempre da un unico punto: la fotografia del presente

Amleta è nata per raccogliere dati e così evidenziare, monitorare, esaminare le differenze di trattamento tra donne e uomini nel mondo dello spettacolo. E’ nata cioè dal bisogno di sostituire le sensazioni con numeri, cifre, percentuali; dati inconfutabili e incontrovertibili.
Amleta si propone di intervenire per provare a colmare il divario emerso.
Amleta sa che i numeri spersonalizzano e che quindi è nata per ricordare che le disparità evidenziate si traducono in minor qualità della vita e limitano la possibilità per le donne di immaginare e programmare il proprio futuro.
Amleta è nata per chiedere di liberare spazi in cui le donne possano esprimere i loro talenti, esercitare la loro creatività, le loro abilità, la loro intelligenza, e avere anche la possibilità di sbagliare, così com’è stato concesso agli uomini per millenni.
Amleta crede nella meritocrazia. Proprio per questo chiede di mettere più donne alla direzione dei teatri, alla regia sui grandi palcoscenici, a scrivere le storie per il pubblico che riempie le sale. Se vede poche donne in questi ruoli Amleta non fa l’errore di scambiare l’effetto con la causa.
Amleta è nata per chiedere di utilizzare i fondi pubblici in maniera corretta. Corretta non è inteso solo in relazione alle percentuali occupazionali ma anche di offerta culturale.
Amleta vuole vedere anche il mondo lasciato fuori dalle narrazioni fatte finora. Vuole più ricchezza sui palcoscenici, più storie, più punti di vista, più voci in grado di raccontare la complessità e la varietà del reale.
Amleta ricorda che la maggior parte delle persone sedute nelle nostre platee, la maggior parte del pubblico pagante sono donne, che hanno il diritto di vedersi rappresentate, e di vederlo fatto attraverso storie che le raccontino in maniera equilibrata e non stereotipata. Ricordiamo che “l’immagine femminile con cui l’uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione”.
Amleta è nata perché ritiene imbarazzante dover nel 2020 ancora parlare della necessità di colmare il gender pay gap.
Amleta è nata per ricordare che queste richieste non sono concessioni ma la corretta applicazione dei principi della nostra Costituzione.
Amleta sa che la realtà trasforma il linguaggio così come il linguaggio trasforma la realtà. E’ nata tutte le volte che le donne sono state negate con le parole e chiamate direttore, drammaturgo, tecnico. E’ nata tutte le volte che le parole di chi ha provato a denunciare il divario di genere sono state ignorate, ridicolizzate, depotenziate, etichettate come lamentele o retorica.
Amleta ritiene che anche le donne del mondo dello spettacolo abbiano il diritto di vivere la loro maternità serenamente, non solo potendo usufruire di sostegni al reddito adeguati ma anche risparmiandosi tutti quegli ostacoli e comportamenti che danno l’impressione alla donna di dover espiare una colpa nel momento in cui decide di diventare madre.
Amleta è nata tutte le volte che sopra un molestatore o un abusante è stata messa la vernice glitterata dell’artista genio, del regista genio, dell’attore genio. Amleta è nata tutte le volte che gli uomini, artisti registi attori, non hanno preso posizione rispetto agli abusi dei molestatori, avallando così la menzogna di una correlazione tra violenza e creatività. E’ nata tutte le volte che si è scelto di produrre, premiare, scritturare un aggressore. E’ nata tutte le volte che alle vittime che hanno denunciato o segnalato non è stato dato ascolto o è stato fatto credere che l’abuso fosse un fisiologico passaggio legato alla loro professione.
Amleta si domanda come mai in Italia sia naturale empatizzare più con l’aggressore che con la vittima e intende fare l’esatto contrario; sostiene le vittime; dichiara tolleranza zero su molestie e abusi sessuali, condanna fermamente la vittimizzazione secondaria. Non ritiene la violenza una questione privata che ogni donna debba risolversi da sola, ma invita ad un’assunzione di responsabilità collettiva.

“Pensiamo che nessuna donna debba essere più costretta a scegliere tra la propria dignità e il lavoro che desidera fare. Amleta quindi è nata da tanto tempo e in tanti luoghi. E’ semplicemente che oggi, noi, abbiamo deciso di darle un nome.”

Amleta è un’Associazione di Promozione Sociale che si batte per contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo. È stata fondata da 28 attrici professioniste (molte delle quali anche registe e drammaturghe) distribuite su tutto il territorio nazionale, come evoluzione del “tavolo di genere” all’interno del movimento Attrici Attori Uniti, nato durante il primo lockdown nella primavera del 2020.
Amleta è un collettivo femminista intersezionale che punta i riflettori sulla presenza femminile nel mondo dello spettacolo, sulla rappresentazione della donna nella drammaturgia classica e contemporanea e soprattutto è un osservatorio vigile e costante per combattere violenza e molestie sui luoghi di lavoro.
La scelta del nome prendo spunto da uno dei personaggi più famosi della storia Amleto, ma correggendo la lettera finale, aggiungendo una “gambetta” con ironia e trasformando il nome al femminile, il gruppo cerca di applicare correzioni anche a pratiche culturali e narrazioni che per troppo tempo sono rimaste appannaggio di un sistema patriarcale.
Tra le varie attività che il collettivo porta avanti: contrasto alla violenza sul piano legale e culturale, richiesta di maggiori spazi per le donne, analisi di sceneggiature e drammaturgie in ottica di genere, studio di normative internazionali per il rispetto di genere, formazione e approfondimento con esperti ed esperte su temi di femminismo e inclusività, produzione e divulgazione di contenuti sui propri profili social, dialogo costante con le istituzioni e rappresentanze sindacali del mondo dello
spettacolo.

“Un percorso di cambiamento parte sempre da un unico punto: la fotografia del presente.”

In particolare Amleta ha effettuato una mappatura dei principali teatri italiani per evidenziare la presenza delle donne sui palcoscenici italiani.  Nel Triennio 2017/2020 sono stati analizzati i Teatri con maggiori finanziamenti ministeriali (Teatri
Nazionali e Teatri di rilevante interesse culturale “Tric”) con un’attenzione particolare a individuare quali palcoscenici vengano destinati alle donne: 26 teatri, 113 sale, più di 1000 spettacoli analizzando attrici, registe, drammaturghe e direttrici. Le percentuali purtroppo sono disarmanti: ne è emerso che le donne “pesano” per il 32,4% nell’insieme di registe, attrici e drammaturghe, e che spesso sono impegnate nei “palchi minori”. Ancora più esiguo il numero se limitiamo il campo alla
sola regia, dove le donne sono il 21,6% del totale. Quasi inesistenti per ciò che riguarda la direzione, in particolare per i teatri Nazionali dove è pari a zero!

“Le attrici e, più in generale, tutte le lavoratrici del mondo dello spettacolo di cui Amleta si fa portavoce, l’8 marzo scenderanno in piazza a manifestare come tutte ponendo al centro la questione lavoro. Chiederemo più spazio, più occupazione, più diritti, maggiori possibilità di accedere alle posizioni apicali, il superamento definitivo del gender pay gap. Ma nel contempo chiederemo anche tolleranza zero contro la violenza e le molestie, a cui le attrici sono maggiormente esposte, non soltanto in quanto donne ma anche come donne che con il loro corpo lavorano e in particolare lavorano in un sistema in cui devono essere costantemente scelte, con immagini conseguenze in termini di pressioni e ricattabilità. Mettere al centro il lavoro vuole dire inoltre per noi ripulire le narrazioni dagli stereotipi, dal momento che le narrazioni sono il nostro lavoro. Vuol dire insistere perchè le interpretazioni che presentiamo al pubblico non vengano costruite sui pregiudizi di genere e veicolino un’immagine reale e rappresentativa delle donne, e non come lo sguardo dominante le vorrebbe. Per la particolarità della loro professione insomma, manifestare per il proprio lavoro vuol dire per le attrici manifestare per le donne tutte, per intervenire su molte delle cause che ancora oggi diffondono stereotipi che si traducono in minori possibilità e un limite concreto alla loro autodeterminazione.”

Cinzia Spanò – Presidente Amleta

Se ti riconosci in questo progetto unisciti a noi: amleta.info@gmail.com  oggetto: un’Amleta
Se hai subito un abuso, una discriminazione, una violenza segnalacelo: osservatoria.amleta@gmail.com
Se pensi che il nostro progetto sia importante sostienici e tesserati a https://www.amleta.org/tesseramento/
Iniziamo un nuovo corso!
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