Un tappeto per sognare

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di Daniele De Luigi

Ci sono momenti e situazioni in cui la speranza è una virtù essenziale alla sopravvivenza dello spirito. Spesso però nella privazione la speranza assume forme semplici, e molto raramente riesce a trasformarsi in sogni difficili da avverare. In questi giorni mi sono tornate in mente le fotografie di Elena Givone per un progetto a cui lavorammo insieme nel 2009, “Flying away”, in collaborazione con una ONG, che fu esposto prima nella Chiesa di San Carlo a Reggio Emilia, poi al Museo d’Arte Moderna di Bahia e in altri luoghi.
Elena andò a Salvador de Bahia, nelle carceri minorili e in una fazenda che ospitava bambini e ragazzi di strada che avevano avuto problemi con la legge, ai quali si cercava di offrire una speranza di cambiamento. Con sé aveva la sua macchina fotografica e un tappeto giallo. Ai ragazzi raccontava che fosse “un tappeto magico, sul quale già diverse persone avevano volato. Bastavano un pizzico di fantasia e tanti sogni.
Chiudendo forte gli occhi e sognando, la sua mente si sarebbe liberata per un attimo e lo avrebbe aiutato a volare dove lui desiderasse”. Con quelle fotografie Elena riuscì a evitare un banale racconto delle giornate dei ragazzi o dell’ambiente in cui vivono, né fece ritratti che ci muovessero a compassione. Anziché documentare la realtà, coinvolse i ragazzi in un gioco il cui esito era immaginarne una che non c’era, ma forse possibile. Nelle loro condizioni era difficile immaginare un futuro, ma Elena riuscì in molti casi a riattivare in loro questa capacità profondamente umana e terribilmente importante.
Ho pensato allora quanto raramente anche noi, indaffarati nelle nostre attività abituali, riusciamo a fermarci e a immaginare un futuro che esca dai binari già tracciati, in cui accadano cose ma accadute ed esaudiamo i desideri più autentici. E invece forse è il momento di farlo, di riflettere su cosa vorremmo abbandonare e cosa vorremmo portare con noi della nostra vita prima della pandemia, ma anche di cosa abbiamo imparato e vale la pena di salvare di queste settimane di quarantena. Per tutti c’è un tappeto giallo ed è ora di salirci per portare il buono nel futuro, insieme al nuovo che saremo riusciti a immaginare.

Daniele De Luigi è curatore di Fondazione Modena Arti Visive, dove si occupa di arte e fotografia contemporanea. Collabora da anni con il festival Fotografia Europea di Reggio Emilia per il quale ha curato diversi progetti espositivi e, dal 2012, la rassegna e il premio “Giovane Fotografia Italiana”. È docente di Pratiche installative presso la scuola di fotografia Fondazione Studio Marangoni di Firenze, di cui è membro del Comitato scientifico.

In copertina Foto dell’installazione del progetto Flying away di Elena Givone

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